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40 QUALITÀ E PROFESSIONE
Il documento elaborato dal “Cortile dei Gentili” con la partecipazione attiva di mem- bri della Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) e della Sicp (Società Italiana di Cure Palliati- ve), è stato presentato a settembre u.s. al Senato. Nei casi di legittimo rifiuto o di non
proporzionalità delle cure, “l’astensione e l’interruzione sono condotte che adempiono a un dovere deontologico e come tali devono essere sottratte a sanzione, sia civile che pe- nale”; il medico ha il dovere di interrompere le cure se non proporzionali a benefici e sof- ferenze della persona”.
Fine vita.
Un manifesto d’intesa tra
cattolici e non credenti
Sintesi delle linee propositive sulla relazione di cura
Ciascuno di noi, quando diventa paziente, da un lato ha diritti che vanno salvaguardati, dall’altro si trova affidato ad altri, ed in primis ad uno o più medici. Ciò può indurre ad im- postare e quindi a leggere la relazione di cura alla stregua del classico rapporto dialettico fra libertà e autorità.
La relazione di cura – è questo l’asse por- tante del nostro documento – va vista e vissuta come un dialogo costante fra paziente e medi- co, nutrito da flussi reciproci di informazioni e di valutazioni e rivolto alla medesima finalità. Ciò consente al medico di calibrare le cure in funzione dei caratteri non solo fisici del pazien- te e allo stesso paziente di far valere i suoi diritti non come delle aprioristiche ed ignare prese di posizione, ma come scelte consapevoli, matu- rate attraverso il dialogo.
È su questa premessa che il documento definisce e chiarisce i tre principi ai quali le cure devono ispirarsi: appropriatezza, proporziona- lità e consensualità. La cura è appropriata non solo quando soddisfa i parametri di oggettiva validità scientifica, ma quando è in sintonia con il sentire del paziente rispetto al suo bene e ri- scuote cosí la sua fiducia, anche perché se ne sente coinvolto e rispettato.
La cura è proporzionale quando tiene conto insieme dei benefici e della sofferenza della per- sona curata, con la conseguenza che nasce per il medico il dovere di interromperla e rimodular- la, ove risulti non proporzionata sotto l’uno o sotto l’altro profilo.
La cura è infine consensuale, perché consen- suale è tutta la relazione di cura, un processo che deve portare alle decisioni terapeutiche in
modo commisurato alle condizioni del pazien- te, alla sua capacità e disponibilità ad acquisire informazioni, a valutare il proprio stato e ad assumere la responsabilità del proprio futuro. In questa chiave la sua autodeterminazione va sempre sostenuta, anche quando si espri- me nella scelta di affidarsi puramente e sem- plicemente al medico. E nel caso in cui le sue condizioni fisiche e psichiche non gli consento- no di prendere parte attiva alle decisioni tera- peutiche, il medico farà comunque il possibile per osservare i principi di appropriatezza e di proporzionalità e sarà sempre pronto a ricon- siderare la propria valutazione per rispettare la volontà del malato.
Quali sono i principali strumenti per attuare questi principi? Il primo, quando la cura non sia esaurita da singoli atti medici o da trattamenti di modesto rilievo, è la pianificazione condivisa delle cure. Essa consente al medico e al pazien- te di prevedere situazioni probabili o possibili ed ipotesi di trattamento preferite o rifiutate. Garantisce quindi una proiezione al futuro del consenso, che si estende, se il paziente lo ri- chiede, anche oltre una sua perdita di capacità.
Il secondo strumento è il fiduciario, cioè la persona dalla quale il paziente può decidere sia di essere affiancato, sia, in caso di incapacità, di essere rappresentato e tutelato nella relazione di cura. Il fiduciario è essenziale ove sia utilizza- to il terzo strumento, le dichiarazioni anticipate del paziente.
Esse sono volte al rispetto dell’identità dello stesso paziente e servono a realizzare, nei limiti del possibile, una eguaglianza di trattamento tra persone attualmente capaci e persone che non
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