Page 42 - Toscana Medica
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42 QUALITÀ E PROFESSIONE
malato che si avvia al termine della vita.
Non si tratta allora di accettare la morte su- perando il concetto di fallimento delle cure, ma di ricomprendere questa nel bagaglio dell’assi- stenza. Insomma l’assistenza al morente rientra tra i compiti del medico e con quale ruolo, di- versamente da quello dei familiari o degli ami- ci o di chi si occupa di religione (di spiritualità ovvero di resilienza dovrebbe occuparsi anche il medico)? I modi sono tipicamente sanitari, scritti nel codice deontologico e nella storia del- la professione: aiutare umanamente, alleviare la sofferenza, lenire il dolore. La buona morte appartiene al medico; ecco perché dovremmo riabilitare in senso medico la parola eutanasia. Ricordando che la deontologia e la legge im- pongono il rispetto dell’autodeterminazione del paziente a cui il medico non può imporre alcunché, anzi non può intraprendere, e deve interrompere le cure cui il paziente non abbia dato il consenso o abbia espresso dissenso.
Quindi anche l’interruzione delle cure fa parte degli atti che il medico compie per garantire al paziente la fine che egli desidera per sé.
Sempre più nella società si manifestano esi- genze per dare forma e norma a queste situa- zioni di fatto. Tutti desiderano l’aiuto della me- dicina ma temono una sopravvivenza contraria all’idea di dignità che ciascuno ha pensato per sé. La percezione dell’autodeterminazione come libertà personale, che si esige proprio nel mo- mento più drammatico della vita, sempre più si diffonde nella società. Le legislazioni di molti paesi consentono il suicidio assistito o comun- que proteggono e sostengono il medico nella sospensione delle cure, nel rispetto della volon- tà del paziente e della sua visione della dignità del vivere. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i medici e i cittadini. Forse il Parlamento ne avrebbe una scossa salutare per cercare un equilibrio tra i diversi valori in campo.
TM
RICERCA E CLINICA
MARCO LA GRUA
L’endoscopia del canale spinale (epiduroscopia)
L’epiduroscopia è una procedura minima- mente invasiva, che viene eseguita introducen- do e facendo progredire uno strumento muni- to di fibra ottica (epiduroscopio) nello spazio epidurale attraverso lo hiatus sacrale (Figura 1). L’epiduroscopio possiede canali operativi attraverso i quali possono essere introdotti nello spazio epidurale strumenti utilizzabili per la lisi delle aderenze epidurali post-chiurgiche o post-infiammatorie.
DESCRIZIONE DELLA TECNICA
Si pratica un piccolo pomfo di anestetico lo- cale a livello dello hiatus sacralis, quindi si inserisce un ago metallico attraverso il qua- le, sotto controllo radiologico, viene inserito e fatto progredire nel canale sacrale un filo guida anch’esso di materiale metallico (Figu- ra 2). L’ago viene quindi rimosso lasciando il mandrino in sede e su questo si introduce un dilatatore (tecnica Seldinger) attraverso il quale si posiziona una cannula di lavoro che permette quindi l’inserimento dell’epiduro- scopio. Lo strumento è direzionabile attraver-
so un manipolo che consente la flessione della punta su 2 o 4 piani (a seconda del modello) e possiede almeno due canali dei quali uno viene occupato dalla fibra ottica flessibile di piccolissimo diametro (0,9 mm) ed uno è inve- ce dedicato alla infusione/aspirazione di fluidi per il lavaggio dello spazio epidurale al fine di migliorare la visibilità durante la procedura, oltre che all’utilizzo di strumenti operativi. La risalita dello strumento nel canale vertebrale viene controllata sia attraverso visione diretta attraverso la fibra ottica che con controllo ra- dioscopico.
Attraverso l’ottica in alta risoluzione è pos- sibile visualizzare le radici nervose, la dura madre ed in talune condizioni anche la parte posteriore dei dischi intervertebrali (Figura 4). Il canale operativo dello strumento permette di utilizzare pinze, cateteri con palloncino tipo Fogarty o cateteri per radiofrequenza (Figu- ra 3), in modo da poter trattare la patologia identificata con l’endoscopia; possono essere inoltre selettivamente somministrati farmaci a livello delle radici infiammate a scopo terapeu-
Marco La Grua, Specialista in Anestesia e Rianimazione. Master Universitario in Terapia del Dolore. Libero Professionista, collabora con Medicina del Dolore (Rimini) ed Advanced Algology Research.
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