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OPINIONI A CONFRONTO 7
Alfredo Falcone, Prof. Ordinario di Oncologia Medica e Direttore Polo Oncologico AOU di Pisa.
TOSCANA MEDICA – Quali sono le con- siderazioni di fondo che legano la funzione del sistema immunitario alla comparsa dei tumori?
MAIO – In maniera molto semplificata pos- siamo dire che nel corso della nostra vita il sistema immunitario è generalmente in gra- do di tenere sotto controllo e distruggere le cellule tumorali, e lo fa molto efficacemente finchè esse non modificano sempre più le loro caratteristiche (per esempio cambiando le lo- ro caratteristiche molecolari e di conseguenza gli antigeni di membrana), rendendosi quindi “invisibili” alla attività di sorveglianza immu- nologica. L’immunoterapia si prefigge quindi di rieducare il sistema immunitario restituen- dogli per periodi di tempo anche molto lun- ghi la capacità di tenere sotto controllo la cre- scita neoplastica.
TOSCANA MEDICA – Quali sono i rappor- ti tra l’immunoterapia oncologica e la vac- cinazione contro alcune neoplasie causate da virus come ad esempio l’HPV? Ed ancora, perché l’immunoterapia funziona nel mela- noma e nel cancro del polmone e non in altri tumori?
AMUNNI – Il termine vaccinazione antiHPV appare del tutto inadeguato, perché in realtà si tratta piuttosto di un intervento di preven- zione primaria nei confronti di un particolare tumore, quello del collo dell’utero, per il qua- le è stato identificato con certezza l’agente eziologico, vale a dire alcuni ceppi cosiddetti ad alto rischio di HPV: riducendo l’infezione cronica causata dal virus si riduce drastica- mente la possibilità che la donna sviluppi il cancro suddetto. Tra l’altro associando alla prevenzione primaria rappresentata dal con- trollo dell’infezione da HPV quella secondaria con lo screening per la ricerca del virus nella popolazione, è ipotizzabile che in futuro si possa arrivare a debellare completamente il cancro del collo dell’utero.
MAIO – L’epatocarcinoma rappresenta un al- tro esempio a conferma di quanto detto ades- so dal prof. Amunni. Siamo infatti di fronte ad un tumore che insorge su una pregressa infezione virale per cui agendo con la vaccina- zione sul virus si riesce di conseguenza anche a ridurre la percentuale di comparsa della ma- lattia neoplastica. Ma anche nel caso dell’epa- tocarcinoma sono attive sperimentazioni clini- che di immunoterapia che nei prossimi anni ci
diranno quanto questa nuova strategia tera- peutica possa essere efficace anche nei tumori indotti da virus.
DI COSTANZO – È stato ormai dimostrato che gli immunodepressi per varie cause ed i trapiantati d’organo hanno una probabilità maggiore di sviluppare un tumore rispetto alla popolazione di controllo. Questa osservazione di carattere clinico, peraltro molto empirica, costituisce il punto di partenza dell’approccio di cura immunoterapico. Fino a poco tempo fa non eravamo ancora riusciti a capire fino in fondo perché le cellule neoplastiche ricono- sciute dal sistema immunitario non venissero subito eliminate. Adesso stiamo arrivando a capire che la “guerra” tra il sistema immuni- tario ed il tumore si gioca essenzialmente a li- vello di recettori cellulari di superficie: proprio a questo livello interviene l’immunoterapia oncologica.
L’avanzamento delle conoscenze aprirà senza dubbio nuovi filoni di ricerca, come è stato ad esempio per il trapianto di midollo osseo nella cura delle neoplasie ematologiche.
TOSCANA MEDICA – Dottor Arnetoli, stia- mo parlando di un campo altamente specia- listico, dove entrano in gioco malattie molto gravi, complessi approcci di cura, farmaci in- novativi dal costo assai elevato e con effetti collaterali magari non bene conosciuti dai non specialisti. Come si pone la medicina generale di fronte a questo scenario?
ARNETOLI – Il medico di medicina generale in questo scenario occupa una posizione del tutto defilata, visto che stiamo parlando di farmaci non pensati per il suo campo di azio- ne e che lui probabilmente non userà mai. La sua esperienza con i farmaci biologici è inizia- ta quando ha visto i suoi pazienti con artrite reumatoide o con morbo di Crohn venire cu- rati con queste molecole innovative a gestione per lo più specialistica. Nel campo poi dell’im- munoterapia oncologica le sue possibilità di avvicinarsi a queste nuove metodiche di cura appaiono ancora più limitate, visto il numero verosimilmente esiguo di suoi pazienti che, al momento attuale, potrebbero realmente gio- varsene.
Il medico di base avverte però senza dub- bio la necessità di essere informato e formato su queste innovazioni, soprattutto in tema di effetti collaterali ed interazioni farmacologi- che, visto che poi, specialmente se la malattia neoplastica tende alla cronicizzazione, è pro-
Michele Maio, Direttore dell’Immunoterapia Oncologica della AOU di Siena.
Sabina Nuti, Prof. Ordinario Scuola Superiore Sant’Anna e Responsabile del Laboratorio MeS.
S O M M A R I O ToscanaMedica6|2016

