Page 23 - Toscana Medica
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QUALITÀ E PROFESSIONE 23
Antonio Panti, dal 1971 ha ricoperto diversi incarichi nella FIMMG,
di cui è stato anche Segretario e Presidente Nazionale. Presidente dell’Ordine di Firenze
dal 1988. Ha ricoperto cariche nazionali nella Federazione Naz.le degli Ordini, in particolare nella Commissione per le ultime stesure del Codice Deontologico. Membro di numerose Commissioni Ministeriali. Dal 1998
è Vicepresidente del Consiglio Sanitario Regionale.
È massima antica quella che il saggio sa di non sapere e più progredisce la medicina più ci accorgiamo dei limiti delle nostre co- noscenze. Le moderne teorie sulla medicina della complessità, le cui ricadute pratiche, per quanto sia possibile traslare visioni epi- stemologiche in una pragmatica riduzionisti- ca quale è la clinica, rappresentano tuttavia le aspirazioni dei medici e dei pazienti per una terapia personalizzata sul piano scientifico e non solo su quello relazionale e mostrano an- che la difficoltà di tenere insieme i vari “omi” e i loro rapporti.
Ricondurre la biologia a un’unica visione, dal metaboloma all’esposoma, sia pur me- diante tutti gli strumenti di cui il cervello con i suoi miliardi di connessione, il “connetto- ma”, dispone, non è facile. Il mondo è un in- sieme di relazioni e l’ontologia della malattia, che ha fatto la fortuna della medicina moder- na, cede di fronte all’idea che il divenire ne sia la stessa sostanza. Il che, sia pur detto in modo così rozzo, spiega però gli insuccessi della prognosi e le difficoltà dell’approccio personalizzato. Quando crediamo finalmen- te di sapere qualcosa ci accorgiamo che non sappiamo in realtà quel che credevamo di sa- pere. La realtà - la verità della scienza - anco- ra ci sfugge.
La tecnologia è senz’altro di aiuto perché incrementa in modo esponenziale le possibili- tà cognitive e la trasmissione dei dati. Purché l’opera del medico non assomigli a un video- game il cui risultato anche ottimo è tuttavia sempre più lontano dal paziente. Entro pochi anni il paziente si potrebbe trovare al centro di una rete di connessioni telematiche che trasmettono i suoi dati ai suoi strumenti elet- tronici e anche a quelli del medico.
Recentissima è la proposta del reggiseno smart che la donna indossa, non è indicato per quanto tempo, e che trasmette i dati, ri- levati dai sensori di cui è dotato relativi alle zone di aumento di flusso per la presenza di addensamenti, al cellulare della donna e, volendo, al medico, evitando così la noiosa attesa del referto. Null’altro che un ulteriore dispositivo medico, più o meno attendibile, ma il vero problema è pensare una clinica im- mersa in un flusso continuo di dati disponibili nello stesso tempo al medico e al paziente
che così può controllare ogni momento del- la giornata i suoi parametri vitali, traendone personali considerazioni: un cittadino infor- mato che davvero concretizza il proprio em- powerment.
Ma anche le risposte terapeutiche pos- sono viaggiare in rete. La visita telematica prefigura una risposta in lontano e anche prescrizioni informatizzate. Il medico potrà dare indicazioni ma anche intervenire me- diante connessioni che in un prossimo futuro saranno intracerebrali. Controllare, sorveglia- re, curare; anche la medicina come la guerra moderna utilizzerà droni? Le immagini già si trasmettono e la chirurgia robotica è una realtà quotidiana. E se tutto ciò sfociasse in una mentalità da playstation, una sorta di vi- deogame nel quale il paziente cessa dall’esse- re una presenza viva e tangibile, avvertito da tutti e cinque i sensi, per diventare un obbiet- tivo lontano da “colpire”?
Forse i veri problemi dei medici nascono non solo dalle prevaricazioni della politica o dalle pressioni delle professioni emergenti ma anche dal travolgente sviluppo della tecnica. Conoscenze nuove e innovazioni strumentali si assommano con frequenza logaritmica. E così cambiano le cognizioni mediche, i rap- porti con la gente e, necessariamente, l’orga- nizzazione della sanità. Così capita non solo di essere consapevoli di ciò che non sappia- mo, che è antico adagio, ma di ignorare an- che che cosa manca alle nostre conoscenze mediche, tanto mutano i parametri fonda- mentali di riferimento.
Tutto ciò potrebbe sembrare puro nichili- smo. Non è così, al contrario è un richiamo a non chiudersi nel passato di fronte al nuovo, che è risposta umanamente comprensibile ma del tutto inutile, anzi dannosa. In defini- tiva la medicina serve sempre a dare le stes- se risposte alle eterne domande di chi è o si considera malato. Il mondo biologico e quel- lo sociale sono resi analoghi dall’essere un si- stema complesso di connessioni. Dal mondo del vicinato al mondo globale, dal neurone al connettoma si amplia la comunicazione ma non cambia il problema di mettere i dati in ordine di valore, scientifico o etico che sia.
TM
ANTONIO PANTI
Non so di non sapere
Toscana Medica 3|2016


































































































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