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SANITÀ NEL MONDO 49
Figura 2. Casi di Rosolia congenita per Regione. Anni 2005-2013
Figura 2 - Casi di Rosolia congenita per Regione. Anni 2005-2013.
tà di definire le modalità tecniche dell’offerta attiva (fascia di età 11-20 anni) e non lasciare la scelta alle singole (ex) Asl. Generalmente si è data un’interpretazione assai riduttiva di “of- ferta attiva”, che si è risolta nell’invio di circo- lari nelle scuole che invitano gli alunni e le loro famiglie a rivolgersi al centro di prenotazione, al proprio pediatra o medico di famiglia. Nel classico lessico di sanità pubblica “offerta atti- va” significa l’invito personale a vaccinarsi, con il luogo, la data e l’ora della seduta vaccinale. Ciò comporta l’attuazione di una procedura ben nota a chi si occupa di sanità pubblica: la definizione della popolazione target attraverso liste anagrafiche (nel caso specifico la popola- zione 11-20 anni), l’invito personale con tut- te le informazioni del caso, l’esecuzione della vaccinazione programmata, il controllo conti- nuo del livello di copertura ottenuto dal rap- porto tra il numero dei vaccinati e il numero della popolazione target, il richiamo dei non rispondenti, etc. Il luogo della scuola come sede di vaccinazione facilita enormemente l’o- perazione, ma l’approccio “proattivo” si può realizzare anche negli ambulatori dell’Asl, dei pediatri e dei medici di famiglia.
La presenza di un unico database dove re- gistrare le vaccinazioni qualsiasi sia l’attore che le effettua: Asl, pediatra o medico di famiglia. Questo strumento è in preparazione, ma ancora non c’è. Attualmente Asl, pediatri e medici di fa- miglia registrano le vaccinazioni in tre diversi da- tabase che non comunicano tra loro e ciò rende complesse e inutilmente onerose le operazioni di trasmissione e raccolta dei dati, con lunghi ritar- di e anche con perdita d’informazioni.
Accanto alle criticità vanno segnalati due aspetti decisamente positivi:
1) Nessun “caso primario” ha prodotto “casi
secondari”, ovvero nessuna persona affetta da meningite ha fatto ammalare le persone con cui è venuta a contatto. Ciò significa che ha funzionato egregiamente l’attivi- tà di profilassi attuata dai servizi di igiene pubblica nei confronti dei contatti.
2) Dopo una fase iniziale di ritrosia da parte dei medici di famiglia nel partecipare alla campagna vaccinale, negli ultimi tempi la loro adesione è sempre più estesa e massic- cia e ciò rappresenta la condizione necessa- ria, ma non sufficiente, per il successo della campagna vaccinale.
Infatti non basta “vaccinare un milione e mez- zo di toscani”, come proclama il Governatore Rossi. Giova ancora ricordare che la vaccina- zione ha un duplice obiettivo: a) quello di pro- teggere individualmente le persone; b) quello di proteggere l’intera comunità, anche i sog- getti non vaccinati, riducendo o annullando la circolazione del batterio (immunità di gregge). Se non si raggiunge un’elevata copertura (al- meno l’80%) nella fascia di popolazione dove circola maggiormente il batterio non si ottiene l’immunità di gregge. Per la meningite questa fascia è stata individuata nell’età 11-20 anni, sulla base di dati storici e di letteratura. L’in- dagine epidemiologica sui portatori sani pro- babilmente ci offrirà dati per la definizione di una nuova fascia su cui concentrare l’impegno della campagna vaccinale e l’offerta attiva, perché come ha scritto P.L. Lopalco la “nostra speranza è nel gregge”. Del resto in Inghilter-
Toscana Medica 3|2016

