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QUALITÀ E PROFESSIONE 19
sulle riviste come l’Impact Factor, basato sulle ci- tazioni, come criteri per valutare i contributi del ricercatore e prendere su queste basi decisioni quali le assunzioni, i mantenimenti in ruolo, le promozioni e la destinazioni dei fondi, ma piut- tosto a considerare un ampio range di misure per misurare l’impatto e focalizzare il contributo scientifico delle pubblicazioni individuali.
La velocità con la quale si diffondono oggi i dati disponibili suscita, come per una ”leg- ge di contrappasso”, la nascita di una serie di movimenti secondo i quali è opportuna una valutazione dell’attività scientifica più ponde- rata, più lenta. Eugene Garfield, fondatore nel 1955 dell’Istituto dell’Informazione Scientifi- ca, nato proprio per diffondere le conoscenze scientifiche mediante lo studio delle citazioni, scrive trentacinque anni dopo, nel 1990, un articolo dall’eloquente titolo: “Fast Science vs. Slow Science, or Slow and Steady Wins the Race”,”Ricerca rapida verso quella lenta ovvero come lento e persistente vincono la gara”. Rife- rendosi alla lentezza con cui procedeva la ricer- ca sull’AIDS in quel periodo rispetto alle aspet- tative fa presente la necessità che la comunità scientifica debba fare il possibile per cambiare le percezioni e le aspettative del pubblico su come lavora la scienza, su ciò che non è capace di ot- tenere e sul tempo richiesto per vincere la gara. In altri termini e conclude ,”la ricerca scientifica è una maratona e non uno sprint”. Una consi- derazione che potrebbe essere applicabile all’at- tuale pressante richiesta di applicazioni cliniche delle ricerche genetiche. A Berlino viene fondata nel 2010 la Slow Science Academy: gli scienziati che vi aderiscono affermano di non essere affat- to contrari al modo di diffondersi della scienza moderna, ma sottolineano che per il loro lavoro è necessario tempo per pensare e riflettere. Nel 2011 l’antropologo Joel Candau lancia un ap- pello per la fondazione di una Slow Science in Francia, affermando che la “Fast Science, come il Fast Food, privilegia la quantità sulla qualità”.
Per quanto riguarda la pratica clinica l’in- vito a lentezza e saggezza nasce con la Slow Medicine in Italia nel 2010, un movimento che si batte per una medicina sobria, rispettosa e giusta. Negli Stati Uniti Choosing Wisely, una iniziativa dell’American Board of Internal Medi- cine Foundation del 2011, incoraggia medici, pazienti ed altri addetti alla sanità a ripensare e discutere gli esami e le procedure mediche che possono non essere necessarie ed anche danno- se. La “saggezza” indicata da questi movimenti richiede tempo e calma considerazione, condi- zioni indispensabili a medici ed operatori sanita- ri per valutare il reale merito delle ricerche prima di applicarle ai pazienti.
Riquadro A
Rnasinghe I et al, “Poorly cited articles in peer-reviewed cardiovascular journals from 1997 to 2007: analysis of 5-year cita- tion rates” Circulation 2015;131:1755-62. Gli Autori hanno identificato gli articoli originali pubblicati nei giornali cardio- vascolari e indicizzati peer-reviewed nel data base Scopus dal 1997 al 2007 e de- finito quelli scarsamente citati con <= 5 citazioni nei 5 anni seguenti la pubblica- zione e come riviste scarsamente citate quelle che avevano> 75% del contenuto scarsamente citato. Degli articoli pubbli- cati, 164.3377 in 222 riviste cardiova- scolari, con un aumento in quel periodo rispettivamente del 56.9% e del 75.2, ben 75550 (46.0%) avevano ricevuto una citazione scarsa e di questi 25 650 (15.6% del totale) non era mai stato ci- tato. Per quanto riguarda le riviste il 44% di esse aveva oltre tre quarti del conte- nuto del giornale scarsamente citato.
Riquadro B
Ke Q et al. (“Defining and identifying sleeping beauties in science”. Proc Natl Acad Sci 2015;112:7426-3) hanno ef- fettuato un’analisi sistematica, su larga scala e multidisciplinare del fenomeno delle “bellezze addormentate”. Hanno esaminato 22 milioni di articoli scienti- fici pubblicati in tutte le discipline delle scienze naturali e sociali per oltre un se- colo e riscontrato uno spettro continuo di ritardato riconoscimento quando sia il periodo d’ibernazione che quello dell’in- tensità del risveglio vengono presi in considerazione. Le “bellezze addormen- tate” più frequenti si trovano nel campo della fisica e della chimica, ma sono state riscontrate anche nella medicina genera- le, chirurgia, biologia, ecologia, biologia molecolare e neuroscienze. Lo studio ha evidenziato che non si tratta di un feno- meno eccezionale.
Info: elisa.dolara@tin.it S O M M A R I O
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ToscanaMedica9|2016


































































































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