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42 POLITICHE PER L’EQUO ACCESSO ALLA SALUTE
DANIELE DIONISIO
UNCTAD 2016: Mappa della Povertà
Come la schiavitù e la discriminazione razziale, anche la povertà non è naturale. Essa è prodotta dall’uomo e può essere vinta ed eradicata dalle azioni degli esseri umani. (Nelson Mandela, 2005)
Daniele Dionisio Membro, European Parliament Working Group on Innovation, Access to Medicines and Poverty-Related Diseases. Responsabile del Progetto Policies for Equitable Access to Health -PEAH http://www.peah.it/
Quante povertà?
Il rapporto UNCTAD 2016 suddivide la povertà in ‘relative’, ‘consistent’, ed ‘extreme-absolu- te’, dove l’ultima definizione chiaramente at- tiene alla condizione di quanti impossibilitati al godimento di sufficienti livelli di nutrizione e di buona salute. Per queste fasce di popolazio- ne la Banca Mondiale ha introdotto nel 1991 la soglia di 1.25 dollari di introito giornaliero (poi elevata a 1,90 dollari nel 2015, ma tutto- ra presente nel target 1.1 dei recenti Sustai- nable Development Goals-SDGs delle Nazioni Unite) quale standard di povertà assoluta nei Paesi più poveri.
Nel 1990 circa 1.9 miliardi di persone (più di un terzo della popolazione mondiale) so- pravvivevano con meno della soglia giornaliera predetta. Entro il 2015 la percentuale era però scemata al 12% significando che più di un mi- liardo di persone erano state sottratte alla più pesante miseria. Indiscutibilmente un grande successo, anche se circa 836 milioni di perso- ne versano tuttora in povertà assoluta.
Progresso disomogeneo
I successi più eclatanti sono documentati in Asia orientale e Pacifico dove la proporzione di quanti in povertà estrema (soprattutto in Cina e India) è crollata da più dell’80% negli anni ottanta del secolo scorso a meno dell’8% og- gi. Meno drammatico, ma significativo, in Asia meridionale nello stesso periodo la percentua- le si è ridotta dal 59% al 19%, mentre in Africa sub-sahariana il dato ha visto una flessione dal 57% degli anni novanta al 43% odierno.
Al di là dei progressi, povertà estrema sfor- tunatamente permane in aree asiatiche, carai- biche e, soprattutto, sub-sahariane. In Mada- gascar versa in povertà assoluta l’82% della popolazione, il 78% in Burundi, il 77% nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), il 71% in Malawi.
Almeno in 15 Paesi sub-sahariani il 50% delle rispettive popolazioni è in povertà estre- ma. E il problema non interessa solo l’Africa se è vero che Haiti e molta parte dell’arcipe-
lago della Micronesia mostrano livelli di po- vertà estrema coinvolgenti più del 50% degli abitanti.
Questi dati indicano che, nonostante il declino globale, la riduzione della povertà è tuttora disomogenea nelle diverse aree geo- grafiche.
Al riguardo, povertà estrema permane concentrata in Africa sub-sahariana e Asia meridionale, con l’80% della popolazione le- gata ad un introito giornaliero inferiore a 1.25 dollari. Nel 2011 le Nazioni Unite riferivano che, mentre il 60% delle fasce più povere era confinato in 5 precisi Paesi (Bangladesh, Cina, RDC, India e Nigeria), i progressi delle regioni caraibiche nella riduzione della povertà tra gli anni novanta e il 2011 avevano sofferto di ec- cessiva lentezza.
In questo contesto, la povertà delle fasce giovani di popolazione è destinata a configu- rarsi nei prossimi decenni quale sfida maggio- re per i Paesi a crescita demografica rapida.
Un approccio allargato
Con l’obiettivo primario di eradicare la po- vertà estrema, il Goal 1 dei Sustainable De- velopment Goals-SDGs è imperniato su una visione ampia della povertà quale fenomeno poliedrico e multidimensionale in un mix com- plesso di cause economiche, sociali e ambien- tali. Coerentemente, i targets del Goal 1 chia- mano alla eradicazione della povertà estrema in generale, ma pure alla riduzione di quella propria delle fasce più giovani o di quella cor- relata alla discriminazione sessuale; esortano alla introduzione di ridistribuzione sociale per proteggere poveri e vulnerabili; alla adozione di uguali diritti e uguale accesso alle risor- se economiche e ai servizi; al contenimento dell’impatto di shock climatici, economici e sociali; all’implementazione da parte dei Paesi di politiche e dinamiche atte a ridurre ed eli- minare la povertà.
La mina delle disuguaglianze
L’impegno internazionale ad eradicare la po- ToscanaMedica9|2016 S O M M A R I O

