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20 QUALITÀ E PROFESSIONE
del ricovero, in special modo per il paziente ge- riatrico con presbifagia);
• neurologo (per la valutazione neurologica e condivisione dell’opportunità del ricovero, in special modo per il paziente con patologie neu- rologiche croniche degenerative);
• specialista in Neuroriabilitazione funziona- le (per la valutazione dei pazienti candidati a PEG e per coloro che richiedono programma di riabi- litazione dopo rimozione PEG);
• endoscopista;
• specialista in Otorinolaringoiatria (per la valutazione specialistica dei pazienti con tumori testa – collo);
• broncopneumologo territoriale (per il mo- nitoraggio domiciliare dei pazienti con pregressi episodi di ab-ingestis);
• broncopneuomologo ospedaliero (sia per i pazienti con SLA per il posizionamento della PEG e l’avvio alla nutrizione enterale, sia per la diagnosi e il trattamento della grave insufficienza respiratoria in UTIP, mediante supporto ventilato- rio e/broncoscopia);
• rianimatore/Intensivista, nei casi con ARDS
GUIDO GORI
La vecchiaia subita e la vecchiaia vissuta
e insufficienza respiratoria multi-organo;
• psicologo per il paziente e/o i familiari.
In caso di ricovero, la degenza ospedaliera
media prevista è di 24-72 ore con successivo passaggio in MO.DI.CA (Modulo di continuità assistenziale) per completamento dell’induzione, stabilizzazione del paziente e programmazione del training alla NAD al paziente o ai caregivers.
È prevista la programmazione del follow up per tutti i pazienti presi in carico con gestione ed archiviazione dei dati clinici tramite software aziendale.
Per il monitoraggio e la valutazione dell’effi- cacia e dell’efficienza del PDTA vengono utilizzati i seguenti indicatori:
• n. di diagnosi di disfagia/n. di visite effet- tuate per disfagia;
• n. di PEG posizionate/n. di pazienti disfa- gici;
• n. di pazienti con PEG per disfagia con so- pravvivenza > 30 gg dal posizionamento I n. to- tale di pazienti disfagici con PEG. TM
Info: e.ceccherini@usl8.toscana.it
La vecchiaia subita e la vecchiaia vissuta è un tema di notevole interesse per chi è attratto dal mondo della gerontologia, della geriatria e dagli accadimenti mentali e affettivi di questa età del- la vita. Non ritengo che si possano immaginare distinte e separate queste due qualità della vec- chiaia, magari ci possono essere esempi in cui l’u- na prevale sull’altra, ma sostanzialmente c’è un confine molto sfumato tra le due, che sono quin- di in un costante rapporto dialettico tra di loro.
Ci sarebbe poi da chiedersi chi sono gli an- ziani, dato che questo termine si rivolge a coloro che sono usciti dal mondo del lavoro, agli over 65 mediamente. Quindi un anziano è definito così per una sorta di convenzione; non c’è un dato biologico, un algoritmo, un marker. Sappia- mo che oggi gli anziani corrispondono al 20.5% della popolazione, ma che nelle previsioni essi raggiungeranno una percentuale molto maggio- re, ed in particolare nel 2050 gli ultraottantenni saranno il 180% in più degli attuali.
L’esperienza pluridecennale in Psico-Geriatria conferma che accanto ad una percentuale di an- ziani fragili o malati per affezioni fisiche, affetti- ve, o cognitive età correlate esiste una percentua- le molto maggiore (1/4 vs 3/4) che non vivono la loro tarda età come un peso incombente. In entrambi i gruppi, certamente con maggiore evi-
denza quantitativa e qualitativa nel secondo, ci sono soggetti legati alla vita, ai suoi valori, che amano stare in relazioni appaganti, che vivono forti desideri passioni o conflitti. Quindi vecchiaia come declino o come trionfo sugli istinti non è l’immagine oggettiva della realtà, ma è piutto- sto il prodotto di timori, fantasie o desideri che il mondo dei non anziani proietta su quello an- ziano. Queste configurazioni opposte della terza e quarta età hanno dato luogo a stereotipi, ba- nalizzazioni, semplificazioni sulla vecchiaia, pur- troppo ancora oggi imperanti. Anche il mondo medico quando si orienta verso un anziano lo fa come se fosse prevalentemente un oggetto di osservazione, da misurare, valutare, testare. Ov- viamente in talune circostanze queste valutazioni sono fondamentali, come nella monitorizzazione di una degenza, di una riabilitazione. Ma al di fuori di questi casi si rischia di perdere di vista il fatto che l’anziano spesso desidera essere sog- getto di una relazione, e quindi davanti al me- dico raccontare le sue vicende personali, il suo vissuto in relazione alla sua vecchiaia, cioè quella esperienza complessa in cui si declina il senti- mento di invecchiare.
Questo sentimento ci offre una enorme varia- bilità individuale; ognuno invecchia a modo suo, sulla base della storia personale, della struttura
Guido Gori, specialista in Geriatria e Gerontologia, Specialista in Psichiatria. Direttore f.f. dell’U.O Geriatria ASF, co- responsabile medico del CDA “Le Civette” ASF, Membro del Consiglio Direttivo dell’AIP (associazione italiana psicogeriatria), professore a contratto Università di Medicina di Firenze.
Toscana Medica 2|2015

