Page 27 - Toscana Medica
P. 27
QUALITÀ E PROFESSIONE 27
Alessandro Bani, medico chirurgo, specializzato
in Psichiatria presso l’Università di Pisa, ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici, ed è coautore, assieme alla dott.ssa Marina Miniati, anch’ella psichiatra, di libri tra i quali: Il Disagio Giovanile, La Paura, La Menzogna. Lavora presso il Servizio di Psichiatria dell’Asl 12 di Viareggio (Direttore prof. M. Di Fiorino), con incarico di alta specializzazione in Riabilitazione Psichiatrica.
A che serve dare consigli o indicazioni terapeu- tiche se poi il paziente non capisce il nostro inten- to? A che serve dare indicazioni comportamentali se poi il paziente le rifiuta perché il terapeuta non è stato chiaro e convincente?
A che serve parlare con il paziente se questo pone una barriera emotiva e cognitiva nella comu- nicazione con il medico? A cosa serve al paziente parlare con un medico che non sa comunicare e senza alcun aspetto empatico?
Il terapeuta nella sua attività deve essere con- sapevole di come sia difficile comunicare con il paziente preoccupato e concentrato sulla propria patologia e sofferenza, come difficile può risultare l’uso del linguaggio per strutturare una relazione di aiuto così come è necessario. Dovrebbe per altro esser tenuto presente come la comunicazione rap- presenti un processo attivo strettamente connesso alla relazione interindividuale e quindi espressione delle caratteristiche profonde della personalità dell’uomo-paziente e del suo modo di apparire agli altri: personalità espansive, assertive, aggressi- ve si contrappongono ad altre taciturne, dubbiose ed incerte che presentano atteggiamenti diversi e contrapposti.
La Comunicazione
La comunicazione è percepita e modificata non solo dai “sentimenti” e dalle “emozioni” de- gli individui interagenti: dalla accettazione o dal rifiuto, dalla fiducia o dall’odio, dalla vergogna, o dall’invidia, ma anche dalla presenza di uno stato psicopatologico quale la depressione o l’ansia ini- bente e fobica; “emozioni” abnormi dunque che incidono sull’espressione ed efficacia della comu- nicazione stessa.
D’altra parte, comunicare con gli altri facilita la comprensione di se stessi in quanto il soggetto agisce parlando, ascoltando e, relazionandosi con l’ambiente, realizza: “l’esplicitazione ed il rapporto con l’altro diverso da sé, con il quale consciamente o inconsciamente il soggetto si confronta”.
La comunicazione interiore, poi, realizza l’a- scolto del proprio Io, nel silenzio e nella solitudine, che è quella della meditazione e che può essere indirizzata alla ricerca della perfezione intima: “I pensieri più alti vengono nella più solitaria delle solitudini” (Nietzsche).
Il genere umano può comunicare con le più
svariate modalità espressive: dal linguaggio verba- le a quello non verbale o del corpo, con il silenzio e con i gesti; può comunicare con segni e con sim- boli e tutte queste modalità evolvono nel tempo e si trasformano adattandosi alle esigenze individua- li, all’ambiente, allo spazio ed al tempo.
La comunicazione, intesa come pura e sempli- ce trasmissione unidirezionale delle informazioni, si concretizza tra tutti gli esseri viventi e, secondo alcuni studiosi, è possibile anche tra entità artifi- ciali (macchine), ma il processo comunicativo che vede coinvolti gli uomini è molto di più, è la co- struzione di una realtà e di una verità condivise, un atto di pura cooperazione (la “struttura maieu- tica” di D. Dolci) ed anche di “consapevolezza”.
Nel contesto della Comunicazione evidenzia- mo come il linguaggio verbale presenti notevoli vantaggi rispetto a quello gestuale nonostante che il gesto sia di più facile comprensione ed immedia- to, oltre che meno soggetto alla falsificazione con la “menzogna”.
È innegabile come le parole permettano di creare simboli capaci di distinguere con precisio- ne oggetti o azioni simili riducendo le inevitabili ambiguità di significato rispetto ad una comunica- zione di tipo figurato: la lingua parlata permette di trasmettere messaggi più accurati e più sfumati1.
In accordo con la letteratura evidenziamo come, quando si comunica, ciascun soggetto compie essenzialmente tre azioni principali (I 3 “passi” della comunicazione):
• percepisce il messaggio;
• interpreta il messaggio, dà ad esso un giu- dizio che è il frutto di esperienze pregresse che hanno determinato la costruzione della sua strut- tura cognitiva;
• reagisce al messaggio o sente emozioni in relazione ad esso.
Il significato del comunicare nella relazione di aiuto
Se adattiamo quindi queste considerazio- ni specificamente alla costruzione del rapporto medico-paziente, osserviamo che la funzione del comunicare può estrinsecarsi in diversi aspetti es- senziali.
Quando parliamo con il paziente, quindi, cer- cando di dargli spiegazioni e di aiutarlo, eviden- ziamo:
ALESSANDRO BANI, MARINA MINIATI1
La corretta comunicazione
Aspetto essenziale nella clinica medica
1 Psichiatra - U.O.C. Psichiatria. ASL12 di Viareggio
1 Per approfondire: Miniati M., Barsella E.: “So quello che Dico. Appunti sulla cognizione comunicativa nella relazione terapeutica”. DEBATTE Ed., Livorno, 2012.
Toscana Medica 2|2015

