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22 RICERCA E CLINICA
RAFFAELE TUCCI, LEONARDO DI BELLA1, STEFANO SODERI2, RENZO ANGELONI3
L’Artroscopia
della Spalla e del Gomito
Negli ultimi anni in ambito chirurgico si sta af- fermando sempre di più il concetto di mini invasivi- tà ovvero dell’uso di tecniche sempre meno invasive con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di morbidità favorendo un più rapido recupero funzionale.
In ortopedia e traumatologia la chirurgia mini invasiva è rappresentata dalla chirurgia artrosco- pica. Questa è una metodica molto diffusa sia nei distretti anatomici tradizionali come il ginocchio e la spalla, sia in quelli più complessi quali il gomi- to, il polso e l’anca. La tecnica artroscopica consi- ste nell’introdurre in articolazione, attraverso delle piccole incisioni cutanee, una telecamera e degli strumenti specifici; l’articolazione viene dilatata con l’ingresso di soluzione fisiologica a pressione costante così da renderla facilmente visionabile per poter individuare in modo accurato le alterazio- ni anatomo patologiche responsabili del dolore di origine articolare. Ad oggi l’artroscopia rappresen- ta una metodica che consente di curare patologie semplici e complesse della spalla e del gomito, che nel recente passato erano di esclusiva pertinenza della chirurgia aperta.
SPALLA
La spalla dolorosa è uno dei motivi più frequenti per cui si richiede un’assistenza ortopedica; la princi- pale causa è la cosiddetta “periartrite scapolo-ome- rale”. Tale termine indica un quadro degenerativo che coinvolge i tendini, le borse peritendinee, i lega- menti e le strutture ossee. In artroscopia possiamo accedere all’interno dell’articolazione così da poter riparare sia tendini che i legamenti oppure possiamo entrare nello spazio sottoacromiale (extrarticolare) per riparare i tendini e per rimuovere gli osteofiti dell’acromion e dell’articolazione acromion-clavea- re. (Figura 1-a-b). La metodica permette di curare anche la lussazione acuta della spalla, in presenza o meno di una frattura della glenoide (Figura 2 a-b) e la lussazione cronica che si caratterizza per lussa- zioni ripetute con conseguente instabilità articola- re. Questi quadri clinici, in passato, venivano trattati con la tecnica a cielo aperto, attraverso un’esteso accesso chirurgico sia in termini d’incisione della cute che di distacco dei tessuti muscolari e capsulo legamentosi. Tali tessuti seppur riparati rendevano il periodo di convalescenza e di riabilitazione lento e prolungato favorendo l’insorgenza di complicanze funzionali quali la rigidità articolare e la perdita di forza muscolare che sono significativamente dimi- nuite con la tecnica artroscopica. Infine, un ulterio- re vantaggio della metodica mini invasiva è quello di individuare e trattare lesioni articolari associate come la lesione del cercine glenoideo posteriore e la lesione dell’inserzione del tendine del capo lungo
del bicipite che non potevano essere visionate con la tecnica a cielo aperto.
Figura 1a - Visione dell’articolazione nello spazio sottoa- cromiale
Figura 1b - Riparazione della cuffia dei rotatori
GOMITO
In quest’articolazione le indicazioni all’artro- scopia sono ancora limitate a poche patologie, ma gli incoraggianti risultati funzionali hanno dato un nuovo impulso per ampliare gli orizzonti di appli- cazione. Tra le patologie più frequenti che possono essere trattate ricordiamo il gomito del tennista, comunemente conosciuta come “epicondilite”, la rigidità post traumatica (che ha un’alta incidenza nel gomito per una sua peculiare risposta al trau- ma) e le malattie degenerative quali l’artrosi e le artriti in particolar modo le forme iniziali di artrite reumatoide.
L’epicondilite del gomito è l‘infiammazione cro-
Raffaele Tucci, Spec.
in Ortopedia e Traumatologia e in Chirurgia della mano
c/o l’Univ di Firenze. Dal 2005 è dirigente medico 1 livello presso CTO-AOU- Careggi.
Toscana Medica 1|2015
1 Dirigente medico 1 livello AOU-Careggi Firenze
2 Specialista in Ortopedia e Traumatologia
3 Direttore SODIII Ortopedia Generale AOU- Careggi Firenze