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QUALITÀ E PROFESSIONE 9
Piero Salvadori, medico di comunità presso l’Azienda USL 11 di Empoli dove dirige
dal 1999 la UOC Organizzazione Servizi Sanitari Territoriali. Specializzato in oncologia presso l’Università
di Genova nel 1987, specializzato in igiene e sanità pubblica presso l’Università di Firenze nel 1991. Dirigente settore Servizi alla Persona
sul Territorio, Regione Toscana 2012/13
PIERO SALVADORI
La flessibilità
delle Cure Primarie nella “emergenza meningo”
Introduzione
Recentemente nell’area empolese della Azienda USL 11 si sono verificati diversi casi di meningite meningococcica esitati in sepsi me- ningococcica, tre dei quali mortali. Tale fenome- no si è poi allargato, quasi a macchia d’olio, ad alcune Aziende AUSL limitrofe tale da costituire un cluster epidemico.
Il numero di casi infatti è stato 8 volte supe- riore rispetto a quelli dell’anno precedente, con una letalità di oltre il 30%. Quasi tutti casi del sierotipo “C”.
Questa nuova evenienza epidemiologica si è presto trasformata in emergenza sanitaria con alta attenzione mediatica (mass media) ed emo- zionale (psicosi collettiva).
Si è verificata quindi la necessità di una pron- ta risposta da parte dei servizi e degli operato- ri. Profilassi generale, inchiesta epidemiologica, individuazione dei contatti, chemio-profilassi... tutte operazioni svolte prontamente dal Dipar- timento della Prevenzione. Parallelamente si è delineata la necessità di una vaccinazione di massa, almeno nelle aree geografiche dove si sono verificati i casi.
A supporto delle attività ora descritte, al fine di riuscire a vaccinare in poco tempo (1 mese!) tutti i possibili soggetti a rischio si sono attivati i servizi afferenti alle cure primarie, essenzial- mente i medici di medicina generale (MMG), pediatri di famiglia (PDF), medici di comunità e infermieri del territorio.
Tale “chiamata alle armi” non è stata affat- to indolore, in quanto gli operatori hanno, in occasione di questa emergenza sanitaria, dovu- to lasciare le attività in corso per dedicarsi alla campagna vaccinale, in uno scenario di risorse economiche e di personale, già contingentato.
Le cure primarie nell’emergenza meningo
Il sistema della medicina generale è stato prontamente allertato attraverso la rete dei Co- ordinatori di AFT (Aggregazione Funzionale Ter- ritoriale) che ha funzionato egregiamente. Essi venivano costantemente tenuti informati con
un sistema veloce di SMS e di e-mail, sull’evol- versi della situazione e sulle istruzioni epidemio- logiche e procedurali. Oltre ai frequenti incontri con i medici di medicina generale coordinatori di Aggregazione Funzionale Territoriale, si sono tenute assemblee con tutti i medici di medicina generale e pediatri di famiglia al fine di omo- genizzare comportamenti ed organizzare la ri- sposta del territorio. Anche i pediatri di famiglia erano allertati attraverso il comitato aziendale per la pediatria.
A seguito di questo, all’interno di uno sce- nario estremamente mutevole, che mostrava variazioni epidemiologiche e procedurali, anche giornaliere è iniziata la distribuzione dei vaccini ai medici di medicina generale, previo accordo aziendale in Comitato MG. Al 30 aprile 2015 le dosi distribuite per altrettante vaccinazioni sono state 20.500.
Parallelamente, mentre la macchina della campagna vaccinale anti meningococco stava partendo, vi era la necessità impellente di vacci- nare in pochissimo tempo la popolazione nella seconda decade di vita. Ciò oltre ad una esi- genza di sanità pubblica era testimoniato dalla pressione mediatica e della popolazione, per la quale le famiglie richiedevano la vaccinazione “subito!” e senza ulteriori liste di attesa.
In questo scenario di “chiamata alle armi emergenziale” la medicina di comunità insieme alla parte infermieristica si è attivata al fine di eseguire 5.000 vaccinazioni in 3 settimane, con l’obiettivo di azzerare le eventuali liste di attesa.
L’organizzazione
La prima opzione è stata quella di mobili- tare i distretti socio-sanitari come sedi vaccinali aggiuntive ed integrative alle azioni svolte dai medici di medicina generale e pediatri di fami- glia. Essa è stata però scartata perché ritenuta troppo dispersiva anche se avrebbe permesso una maggiore capillarità, che però, del resto, era assicurata dai medici di medicina generale/ pediatri di famiglia. La scelta è quindi caduta sul solo Distretto Socio Sanitario di Empoli (edificio
Toscana Medica 6|2015


































































































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