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OPINIONI A CONFRONTO 13
ANTONIO PANTI
La positività da virus Hcv colpisce oltre 170 milioni di persone nel mondo, circa 1 milio- ne e mezzo in Italia. Gran parte di questa po- polazione non avrà alcun problema, ma circa un 30% evolverà in epatite e una percentuale minore ma consistente si trasformerà in cirro- si o in epatocarcinoma o, talora, in qualche patologia sistemica. Molti saranno candidati al trapianto di fegato con tutti i rischi e i co- sti ad esso connessi. I rigorosi controlli sulle trasfusioni, nonché sulle cure odontoiatriche ed estetiche, l’uso di strumenti monouso e il superamento delle siringhe sterilizzate nel bol- litore, hanno nettamente diminuito i contagi, in ciò favoriti anche dalle campagne Hiv sulla sicurezza nei rapporti sessuali.
Tuttavia il problema di salute pubblica è grave dal punto di vista clinico, umano e della sostenibilità e si intreccia con le problematiche dell’Hiv e dell’uso di sostanze. L’introduzione del sofusbovir consente, mediante terapie di breve durata, di dare una svolta reale a questa patologia. L’eradicazione totale del virus, qua- le sembra prospettarsi con larghissimo margi- ne di successo, rappresenta un cambiamento decisivo perché non cronicizza la malattia ma la guarisce. Ecco perché gli studi sul vaccino (che mirava alla cronicizzazione) si sono arre- stati di fronte allo sviluppo di questi farmaci. Si apre un nuovo percorso decisionale per i medici, ma si apre anche un grande problema politico sulla sostenibilità del sistema di fronte ai nuovi farmaci di alto costo.
Un ciclo di terapia con sofusbovir coste- rebbe (il prezzo dovrebbe variare secondo il numero dei casi trattati e i risultati) 37 mila euro a ciclo al pubblico e 24 mila euro al SSN. Finora sono stati inseriti nel servizio quasi tutti i farmaci in commercio purché avessero una qualche limitata azione, senza preoccuparsi del costo che ormai parte da 10 mila euro per ciclo per arrivare a cifre elevatissime. Forse è arrivato il tempo di dire alcuni no, cosa dif- ficilissima quando si tratta di salute. Occorre
qualche criterio per valutare i benefici reali di un farmaco. Se pochi mesi di sopravvivenza in oncologia possono costare 10 mila euro, dif- ficilmente, sostengono i nostri esperti, è con- testabile il prezzo di un farmaco che eradica il virus e solleva il servizio dai costi di patologie quali la cirrosi e l’epatocarcinoma o dagli oneri enormi dei trapianti.
Tuttavia, se si valuta il numero dei casi da trattare, il costo è pesantissimo e un rimedio va posto. Ci sono due aspetti del problema, il primo è l’applicazione di una nuova crite- riologia nella immissione nel Servizio di nuovi farmaci attraverso strumenti quali l’HTA che consenta un controllo reale della spesa per in- novazione. Dall’altro ci si domanda perché far- maci, sia pur così innovativi, debbano costare tanto, anche se la concorrenza con altri che stanno per essere approvati potrà abbassare i costi.
Al di là delle restrizioni prescrittive imposte all’AIFA occorre un piano nazionale per debel- lare questa patologia basato sul rapporto tra costi e opportunità; si tratta di modificare la vita del paziente eradicando il virus. Il farmaco agisce su tutti i genotipi, è piuttosto sicuro e presenta scarse reazioni avverse, anche se deve quasi sempre essere usato insieme a interfero- ne e ribavirina, tuttavia conseguendo quasi il 90% di guarigioni. Una criteriologia corretta dovrebbe portare al cosiddetto value based price, quasi un “tariffario dei benefici” in sen- so etico. È evidente la necessità di un governo clinico che consenta la gestione regionale del disease management, cioè di valutare il costo della cura e quindi la gestione di una patolo- gia facendosi carico di tutti i parametri neces- sari e separando i costi dagli investimenti. Si calcola che il costo attuale di questo farmaco sia ancora un po’ più alto degli oneri sostenuti in caso di evoluzione della patologia. Dovrem- mo arrivare a bilanciare il prezzo del farmaco con il valore anche economico del risultato.
TM
Il costo delle novità
Toscana Medica 7|2015

