Page 14 - Toscana Medica
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14 QUALITÀ E PROFESSIONE
MAURIZIO DAL MASO, STEFANIA POLVANI
La medicina «narrativa»
cura meglio
Il malato vuole essere ascoltato e vuole che i medici imparino a parlare fra loro
Maurizio Dal Maso, Chirurgo vascolare fino al 1999, medico di direzione sanitaria nella Az. Asl di Firenze fino al 2005. Spec. in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-facciale, Chirur., Microchirur. e Chirur. Sperimentale ed Ig. e Med. Prev. Fra il 1999 e il 2005 Resp. del progetto CUP Metropolitano di Firenze, che ha coinvolto anche le AOUC e Meyer. Dal 2005 al 2010 Dir. Sanit. dell’Az. Policlinico UmbertoIdiROeda febbraio 2011 è Dir. Sanit. della ASL 1 di MS.
Stefania Polvani, Sociologa c/o la ASL di FI, dove si occupa di Educazione alla Salute
e di Medicina Narrativa, ha lavorato al progetto fiorentino “Name”, a quello nazionale “Viverla Tutta” e a quello europeo “Store”. Ha co-curato
il libro “Medicina Narrativa in terapia intensiva”, edito da Franco Angeli. Collabora alla realizzazione dell’Osservatorio It. Medicina Narrativa OMNI, alla Soc. It. di Medicina Narrativa (SIMN) e alla Ass. Ital.
di Medicina e Sanità Sistemica (ASSIMSS).
La Medicina Narrativa, o Medicina Basa- ta sulla Narrazione (NBM), può essere definita come quell’ambito che viene circoscritto tra il professionista sanitario e il paziente, ambito in cui è fondamentale la raccolta di tutte le infor- mazioni sugli eventi precedenti la malattia, ma anche il modo in cui la malattia si è manifestata, e tutti i risvolti sociali ed esistenziali.
La narrazione è uno strumento fondamen- tale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di tutti coloro che interven- gono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione di un percorso di cura persona- lizzato e il più condiviso possibile.
La NBM richiede consapevolezza a chi la pra- tica e offre la possibilità di comprendere, attra- verso l’ascolto, le diverse sfaccettature dell’esse- re umano e il suo immenso potenziale, anche e soprattutto, in situazioni di malattia.
Per i curanti la NBM indica anche il percor- so concreto verso una medicina più umanizzata che ricerca il significato della malattia, appro- fondisce la storia di vita dei malati e contem- poraneamente trova la strada per ricreare un clima positivo di lavoro individuale e in team, che negli ambienti di cura è molto spesso tanto faticoso quanto non valorizzante.
La NBM si radica sul rapporto fra medico e paziente, cornice della cura tanto potente quanto sottovalutata. Oggi, se va bene, un col- loquio in ambulatorio con il medico dura qual- che minuto. Chi soffre, però, ha voglia di parla- re, di avere una relazione vera con chi lo cura, di sentirsi chiamare per nome. Se non accade, il malessere diventa più grande e non a caso molti pazienti si sfogano sui blog nella rete e in molti casi presentano un reclamo. Nella maggior par- te dei reclami in sanità si può riscontrare che il motivo principale dell’insoddisfazione non si riferisce, come si potrebbe ipotizzare, alle liste di attesa o alla terapia, bensì alla mancanza di rapporto e di buona comunicazione con i me- dici. In particolare la mancanza di spiegazioni e dialogo, il distacco percepito nella relazione, la discrepanza fra i bisogni del paziente e la per- cezione del curante, risultano essere le aree di maggiore segnalazione. Come è facile dedur- re la relazione e la comunicazione risultano le
aree prioritarie di intervento e di miglioramento possibile, una delle sfide per i luoghi di cura. L’applicazione pratica della medicina narrativa e dei suoi strumenti suggerisce alle organizza- zioni sanitarie di attivarsi nella direzione dell’in- cremento delle abilità non tecniche, se saranno interessate ad una produzione di salute e cura partecipata e ad un risparmio importante, an- che sul versante delle litigations.
È possibile applicare la medicina narrativa in qualsiasi realtà organizzativa o ambulatorio, dalle malattie rare alle croniche, in cardiologia e in oncologia, nei percorsi nascita e nella reuma- tologia e perfino in terapia intensiva dove emer- ge con forza l’importanza della parola.
Unendo varie fonti di analisi della realtà sa- nitaria, risultano alcune importanti informazio- ni di carattere generale utili a programmare un cambio di paradigma:
• solo il 9% dei pazienti dichiara di parte- cipare alle decisioni che riguardano il loro stato di salute;
• circa la metà dei pazienti dichiara di non capire esattamente quello che il loro medico dice e non si sente nel ruolo di poter chiedere spiegazioni;
• i tassi medi di aderenza per i farmaci pre- scritti sono di circa il 50%;
• le modifiche stabili degli stili di vita sono inferiori al 10% dei casi.
Alla luce delle esperienze ad oggi realizza- te e basandosi sulle conoscenze attuali la NBM, riportando il paziente al centro del processo di cura, può (o deve ?) essere utilizzata con cre- scente regolarità in diversi ambiti clinici e dia- gnostico-terapeutici ma anche di miglioramen- to organizzativo. Tra questi:
• prevenzione, diagnosi, terapia e riabilita- zione;
• aderenza al trattamento terapeutico;
• funzionamento effettivo del «team di cura»;
• prevenzione del burn-out degli operatori e dei caregiver;
• promozione e l’implementazione dei P.D.T.A.;
Toscana Medica 7|2015


































































































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