Page 6 - Toscana Medica
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6 OPINIONI A CONFRONTO a cura di Simone Pancani
LEONARDO BELLINO1, MAURIZIA BRUNETTO2, ANDREA DE LUCA3, PIERANGELO GEPPETTI4, ANDREA MESSORI5, NICOLÒ PESTELLI6, ANNA LINDA ZIGNEGO7
Infezione da HCV:
finalmente qualcosa
di nuovo
Leonardo Bellino
TOSCANA MEDICA – Prima di affrontare l’ar- gomento di questa discussione, vale a dire le novità terapeutiche nel campo dell’epatite C, inquadriamo questa malattia dal punto di vista epidemiologico e dei fattori di rischio.
ZIGNEGO – L’infezione da virus C presenta a livello mondiale una diffusione enorme, inte- ressando circa il 3% della globalità della popo- lazione del pianeta, cioè più o meno 170 mi- lioni di persone. Purtroppo, l’Italia presenta in Europa la più alta prevalenza, con percentuali che, sarebbero in progressivo aumento, dal 2-3% all’8-12%, procedendo dal Nord verso il Sud. Bisogna però ricordare che queste cifre provengono da casistiche di singoli centri, non essendo mai stato realizzato nel nostro Paese uno screening condotto a livello di popolazione generale e che la notevole differenza di percen- tuali prima ricordata sembra essere andata pro- gressivamente a ridursi negli ultimi anni.
Oltre all’aspetto della distribuzione geo- grafica, l’età rappresenta un altro fattore da considerare con grande attenzione. A questo proposito vediamo cosa è accaduto negli Stati Uniti, dove la prevalenza dell’infezione è molto inferiore. Al fine di individuare i soggetti po- tenzialmente in grado di beneficiare dei far- maci in grado di eradicare l’infezione, oltreo- ceano sono state condotte diverse campagne di screening a livello di popolazione generale che hanno dimostrato un rapporto costo/bene- ficio sostanzialmente negativo dello screening stesso. Il contrario è invece avvenuto quando si sono andate a screenare categorie particolari come ad esempio quella dei cosiddetti “baby boomers”, i soggetti cioè nati nel ventennio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945-1965): in questa classe di popolazione lo sforzo economico richiesto dall’organizzare un programma di screening si è dimostrato alta- mente giustificato per la consistente prevalenza di soggetti recanti l’infezione.
In Italia, ad oggi, abbiamo essenzialmente due classi di prevalenza, una di soggetti di età
più avanzata che presentano per lo più il geno- tipo virale 1b (sul quale tra l’altro è stata “co- struita” la maggior parte dei farmaci di nuova concezione) ed un’altra comprendente persone di età inferiore ai 60 anni con genotipo preva- lente 1a o 3, quest’ultimo soprattutto presente nelle persone contagiate in seguito all’assun- zione di droghe per via endovenosa.
BELLINO – In Italia probabilmente non si è mai pensato ad uno screening condotto a li- vello di popolazione generale in considerazione dei tassi di prevalenza di infezione da HCV re- lativamente bassi. C’è poi inoltre da capire se diagnosticare l’infezione di HCV in una persona asintomatica possa rappresentare veramente un vantaggio. Una simile diagnosi infatti si ac- compagna ad un peggioramento notevole del- la qualità della vita a causa dello stigma legato alla condizione infettiva che in molti campi, ad esempio quello sanitario, può risultare di diffi- cile gestione.
Oggi la situazione è notevolmente migliora- ta, in primo luogo per la disponibilità di nuove terapie ed anche per l’impegno a livello politico tradotto in un piano decennale di eradicazione della malattia.
ZIGNEGO – Quando si parla di screening biso- gna prendere in considerazione alcuni aspetti peculiari della malattia. In primo luogo l’infe- zione da virus C è caratterizzata da una persi- stenza nell’organismo ospite in circa l’80% ed in circa il 30% dei casi dall’evoluzione verso la cirrosi epatica che, in una percentuale di circa il 4%, si complica con un epatocarcinoma.
Inoltre, sempre più importanza stanno ac- quisendo le cosiddette manifestazioni extrae- patiche o sistemiche dell’infezione. Queste, secondo vari studi, possono essere individuate nella maggior parte dei soggetti infettati ed in- teressano soprattutto il sistema immunitario, manifestandosi come patologie autoimmuni e/o linfoproliferative sino al franco linfoma. Si tratta spesso di patologie che, a differenza del
Maurizia Brunetto
Toscana Medica 7|2015
Andrea De Luca
1 Medico di medicina generale a Firenze, componente della Commissione Terapeutica della Regione Toscana
2 Direttore U.O. Epatologia dell’AOU Pisana;
3 Direttore UOC Malattie Infettive Universitarie del Policlinico Le Scotte di Siena

