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8 OPINIONI A CONFRONTO
pi di ricerca ed è finalizzato anche a valutarne l’utilità a fini terapeutici, per quei casi di non risposta alla terapia farmacologica. Un vaccino potrebbe inoltre essere utile a proteggere i sog- getti ad alto rischio di re-infezione nel tempo.
TOSCANA MEDICA – In campo farmacologi- co quali sono le novità di rilievo nella lotta con- tro il virus HCV?
GEPPETTI – Direi che oggi siamo di fronte ad una svolta nella cura dell’infezione da HCV, un po’ come avvenne quando ci si accorse che gli antibiotici potevano davvero modificare in ma- niera sostanziale l’andamento di molte malattie infettive. La “pallottola magica” protagonista di questo cambiamento è rappresentato dai nuovi farmaci antivirali che sono maneggevoli e con relativamente bassi effetti collaterali che inibi- scono meccanismi fondamentali per la replica- zione del virus dell’epatite C.
MESSORI – Il costo elevato di sofosbuvir, fat- ta salva la sua innegabile utilità, mi spinge a ripercorrere la storia recente dell’approvazione dei farmaci nel nostro Paese avendo fatto parte di AIFA dal 2002 al 2012. In questo periodo l’accesso ai farmaci ha raggiunto praticamente il 100% nel senso che tutto quanto l’Agenzia europea andava via via approvando veniva reso disponibile e rimborsabile in Italia. Lo stesso non è avvenuto in altri Paesi come ad esem- pio la Gran Bretagna che fin dal 1998 ha scelto percorsi decisionali diversi che hanno oggetti- vamente penalizzato i pazienti inglesi. Pur con questi limiti, il percorso inglese ha però consen- tito la definizione di criteri oggettivi di accesso ai farmaci molto più razionali di quanto non sia avvenuto in Italia.
Nel nostro Paese, i primi elementi di rilievo risalgono al 2012 quando furono resi disponi- bili contemporaneamente i primi nuovi farmaci contro l’infezione da HCV, alcuni oncologici ed antidiabetici di ultima generazione ed i nuovi anticoagulanti orali. In quell’anno venne deciso a livello nazionale di dare maggior spazio ad alcuni di questi farmaci (es. gli oncologici), al contempo regolamentando in senso limitativo l’impiego degli altri (es. anticoagulanti ed an- tidiabetici).
Oggi, con le nuovissime opzioni di tratta- mento dell’HCV, la situazione si ripresenta si- mile, ma con proporzioni economiche molto maggiori. Se venisse deciso di garantire a tutti i pazienti l’accesso gratuito a questi farmaci non sarebbe sufficiente l’intero budget della farma- ceutica nazionale e la sostenibilità dell’intero
sistema sanitario, come è ovvio, ne verrebbe sconvolta. Sono pertanto necessarie delle scelte ben ponderate basate su valutazioni oggetti- ve che tengano conto di alcune peculiarità di questo ambito terapeutico (quale ad esempio il tempo prolungato – 10/15 anni – con il quale si manifesterà il beneficio sia clinico che economi- co atteso da questi trattamenti). Non bisogna però dimenticare che quando si parla di cifre così importanti e di classi di pazienti così nu- merose, il margine di trattativa con le aziende farmaceutiche inevitabilmente aumenta.
TOSCANA MEDICA – Dottor Pestelli dal suo punto di vista come valuta la situazione? Un farmaco viene oggi valutato solo perché gene- ricamente “innovativo”, oppure sulla scorta dei suoi effettivi risultati? È più utile investire, ad esempio, su molecole in grado di prolungare di qualche mese la vita di pochi pazienti onco- logici oppure destinare fondi a farmaci capaci di modificare radicalmente l’evoluzione di una malattia grave ed assai diffusa come l’infezione da virus C?
PESTELLI – Anche per me, che non sono me- dico, si tratta di una domanda estremamente difficile alla quale cercherò di rispondere sulla base della mia esperienza di lavoro.
Dai dati in mio possesso risulta che la terapia annua con i nuovi farmaci di un paziente con epatite C costa circa 24.000 Euro, senza consi- derare che altre molecole ancora non disponi- bili potrebbero arrivare a fare lievitare questa cifra: in buona sostanza se si volesse garantire l’accesso a questo tipo di cure a tutti i malati, parleremo dell’ordine di svariati milioni di Euro a livello nazionale. In questo ipotetico scenario ci dobbiamo però confrontare con i dati reali che parlano, per la sola Toscana, di un conteni- mento del fondo sanitario per il 2015 richiesto dal governo di circa 300 milioni di Euro, richie- sta che sta alla base di tutta la riorganizzazione della sanità regionale che si sta portando avanti proprio in questi mesi. Nel caso specifico della sola epatite C garantire le nuove cure a tutti i pazienti toscani nei quali potrebbero trovare corretta indicazione clinica, probabilmente si- gnificherebbe rendere l’intero sistema assoluta- mente non più sostenibile. Ripeto, tutto questo parlando solo di una classe di farmaci attivi in una sola malattia! Senza poi dimenticare che esistono cure che arrivano a costare anche 2 – 300.000 Euro per paziente/anno la cui dispo- nibilità ovviamente ed inevitabilmente necessita di pesanti interventi di taglio in qualche altro settore dell’intero sistema.
Toscana Medica 7|2015

