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18 QUALITÀ E PROFESSIONE
FRANCESCO CERAUDO
Medicina penitenziaria
Il medico e il detenuto
La medicina penitenziaria è innanzitutto la medicina della persona, ancor prima della specifica malattia.
Prendersi in cura i pazienti in carcere signifi- ca saper mediare tra le problematiche di malat- tie sempre più complesse e insidiose e le fragili- tà e le debolezze dell’individuo, rafforzando nel contempo le residue risorse ed energie fisiche e psichiche.
Sono necessari ambienti e percorsi che fi- nalmente affermino la cultura nuova del dialo- go, della comunicazione, della partecipazione e della solidarietà in sostituzione della vecchia cultura o subcultura della separazione e del si- lenzio.
Il problema centrale è l’esistenza di comuni- cabilità tra medico e detenuto.
Il rapporto medico-paziente in carcere non deve perdere la sua efficacia terapeutica e si deve fondare soprattutto sulla capacità di ascolto da parte del medico stesso.
La pazienza non deve essere solo nell’ascol- tare, ma anche nel rispondere, nel tranquilliz- zare.
Nel caso del medico penitenziario, l’ascolto prefigura una significativa valenza: è un dovere preciso tanto più se l’interlocutore non ha chi lo ascolti, non tanto sul piano giuridico o istitu- zionale, ma sul piano umano, perché il carcere in definitiva è soprattutto solitudine.
La vita, la salute, il benessere possibile di ogni uomo sono beni preziosi e la cui tutela merita tanta più attenzione ed impegno quan- do si tratta, come nel caso dei detenuti, di per- sone affidate interamente alle nostre cure.
Lavorare in un carcere a fianco della popo- lazione detenuta come medico presuppone in- nanzitutto una valenza di dedizione e di com- prensione assoluta umana e professionale.
Si instaura ben presto una sfida tra le obiet- tive difficoltà di tutti i giorni con particolare riferimento alle strutture, all’ambiente, talora agli uomini stessi e coloro che sono preposti al tentativo di risoluzione.
L’attività del medico penitenziario non può limitarsi all’applicazione puramente tecnica dell’arte medica, ma richiede un’approfondita
conoscenza degli aspetti psicodinamici dei sog- getti affidati alle nostre cure.
La medicina penitenziaria soprattutto in aderenza ai principi ispiratori della recente Ri- forma non può rimanere confinata nell’ambito di un ambulatorio o di un laboratorio, ma deve essere reimmessa a pieno titolo in un contesto più esteso ricollegandola necessariamente ai problemi e ai bisogni psicologici e sociali dei detenuti.
Con il passaggio della medicina peniten- ziaria al Servizio Sanitario Nazionale si creano le premesse per una rivoluzione copernicana laddove si delinea lo sviluppo di una medicina penitenziaria di iniziativa e di opportunità che trae linfa dai dati epidemiologici e si estrinseca tramite un’offerta proattiva nei confronti della popolazione detenuta.
La medicina penitenziaria di iniziativa e di opportunità è quella che meglio si adatta alla tutela della salute della popolazione detenuta, dove l’assistenza è per la gran parte estensiva e caratterizzata dalla presa in carico a lungo termine, dove il valore aggiunto dei processi di cura è rappresentato dalla capacità di presidia- re la continuità delle cure previo un monitorag- gio assiduo degli accertamenti diagnostici.
L’obiettivo strategico è un nuovo approccio organizzativo che assume il bisogno di salute prima dell’insorgere della malattia e che pia- nifica un sistema che accompagna il detenuto favorendo lo sviluppo di condizioni che consen- tono di mantenere il livello di salute adeguato, un sistema capace di gestire, rallentandone il decorso, le patologie croniche ed anche di af- frontare con efficacia l’insorgenza di patologie acute.
Non devono trovare applicazione la medi- cina penitenziaria difensiva e la medicina peni- tenziaria d’attesa.
Opportunamente crediamo di caratterizzare il nostro impegno professionale avendo come punto di riferimento l’uomo-detenuto nella va- lorizzazione del suo benessere, nell’ambito di una revisione delle strutture carcerarie, attual- mente troppo segreganti e infelici.
Il carcere al giorno d’oggi richiede, reclama attenzione in considerazione soprattutto della
Francesco Ceraudo, già Direttore del Centro clinico del carcere “Don Bosco” di Pisa.
Toscana Medica 5|2015


































































































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