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OPINIONI A CONFRONTO 13
apposita, sull’esempio di quanto a suo tempo fat- to per l’educazione alla gestione della condizione diabetica. Naturalmente altre fattive iniziative per poter migliorare l’aderenza possono essere attri- buite a infermieri, farmacisti o medici di famiglia, eventualmente anche in collaborazione con regio- ne e aziende farmaceutiche.
COLETTA – A mio parere, al fine di migliorare l’aderenza alle terapie di lunga o lunghissima du- rata, dovrebbero essere sfruttate al meglio anche le potenzialità offerte dalla telemedicina per con- trollare, ad esempio tramite l’impiego dei sempre più diffusi smartphones o tablets, tempi e modi di assunzione dei farmaci prescritti da parte dei pazienti.
RIZZELLO – Anche organizzare al meglio il no- stro lavoro può risultare assai efficace, prima ancora degli eventuali interventi messi in atto a
livello regionale. A Livorno, ad esempio, abbiamo costruito un sistema di accesso alle prestazioni basato sulla gravità della situazione clinica e la- boratoristica dei malati, garantendo nei casi più impegnativi prime visite e controlli entro 15 giorni dalla richiesta. Ovviamente questa organizzazione del lavoro, seppure assai efficace, ha comportato un notevole carico aggiuntivo di lavoro per tutti gli operatori coinvolti.
MARINAI – il gran numero di ricoveri se da un lato pone questa patologia tra quelle da atten- zionare per il rischio di inappropriatezza dall’altro lato offre una opportunità: quella di fare educa- zione sanitaria al momento della erogazione dei farmaci in dimissione. Questa opportunità non è ancora oggetto di un progetto strutturato ed è ancora lasciata alla singola iniziativa dei Professio- nisti. Forse possiamo fare di più.
ANTONIO PANTI
Insegnare a curarsi
È acclarato che l’insufficienza respiratoria cronica sia sempre più diffusa e che un grande problema sia rappresentato dalla scarsa aderenza alla terapia il che favorisce le riacutizzazioni, co- stose sul piano umano e sociale. I cronici hanno sempre difficoltà a seguire terapie complesse ma, in questo caso, la compliance è ancora minore, dovendosi utilizzare erogatori piuttosto compli- cati, in particolare per gli anziani. Quindi i sog- getti in politerapia, e spesso lo sono i pazienti af- fetti da BPCO, finiscono per trascurare il farmaco corredato da inalatore, strumento più difficile da usare rispetto all’assunzione di una pillola.
Ciò solleva molti problemi, quali la forma- zione del medico all’insegnamento al paziente e l’apprendimento da parte dello stesso. Ecco per- ché nelle AFT è importante il ruolo dell’infermiere, mentre il medico deve saper coinvolgere pazienti e familiari ed effettuare un corretto counselling, importante quanto il follow-up. L’altro corno del- la terapia è la lotta al fumo e l’abitudine alla vita attiva e alla passeggiata giornaliera. Purtroppo i centri antifumo sono carenti di risorse e persona- le e così, nonostante le campagne contro il taba- gismo, non raggiungono grandi effetti. Ancora troppi adolescenti fumano, destinati ad un futu- ro di difficoltà respiratoria, subdolo all’inizio ma portatore di grave infermità.
Il paziente respiratorio difficilmente percepi- sce l’imminente gravità del proprio futuro e non accetta la complessità della terapia o almeno as- sai meno di un diabetico o di un cardiopatico. C’è qualcosa di sbagliato nel nostro sistema che poco agisce su questi fattori ed è quindi costretto a im- pegnare ingenti risorse nelle riacutizzazioni. Tutto
ciò prevederebbe un servizio in cui tutta la cate- na professionale, dal medico generale ai centri di elevata specializzazione, funziona all’unisono su ogni singolo paziente.
Queste osservazioni ci fanno capire come i nuovi farmaci, che consentono la monosommi- nistrazione giornaliera e sono corredati di devices più semplici, rappresentino un progresso. Se è difficile la lotta al fumo e complicato cambiare stili di vita, almeno l’offerta di farmaci più sem- plici e ugualmente o più efficaci di quelli in uso, rappresenta un vantaggio. Il caso dell’insufficien- za respiratoria mostra come il device sia parte co- stitutiva del farmaco in quanto modifica la com- pliance e consente un’utilizzazione più efficace.
Infine una riflessione sull’usabilità quale indi- catore importante nelle preparazioni farmaceuti- che. Conclusivamente, un paziente allenato all’u- so del farmaco da un medico formato all’inse- gnamento, offre una buona garanzia sul risultato delle cure anche tra gli anziani che hanno diffi- coltà cognitive e motorie. In questo senso anche l’azienda chimica ha un ruolo se si propone quale partner formativo. L’aderenza alle cure è fonda- mentale nella cura dell’insufficienza respiratoria. Il percorso terapeutico può e deve migliorare, la formazione del paziente richiede più tempo per la cura e minori adempimenti burocratici, infine occorre fornire al territorio più risorse e ai Centri Specialistici la possibilità di organizzare al meglio la personalizzazione delle cure. La telemedicina darebbe senz’altro un ottimo aiuto. Speriamo che la Regione segua i consigli dei nostri esperti.
TM
Si ringrazia GlaxoSmithKline
per aver contribuito alla realizzazione della presente pubblicazione
Toscana Medica 3|2015


































































































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