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10 OPINIONI A CONFRONTO
solutamente rispettate per evitare l’abuso di queste sostanze non tanto da parte dei pazienti quanto piuttosto dell’intero sistema.
DI MARZO – In Italia la normativa per l’uso “off label” dei farmaci è ancora oggi molto re- strittiva per cui in molti casi le indicazioni all’im- piego dei cannabinoidi appaiono estremamen- te limitate a fronte di un numero assai elevato di situazioni nelle quali questi composti potreb- bero invece essere di utilità. Questa situazione potrebbe innescare dei pericolosissimi mecca- nismi di ricerca da parte dei pazienti, meccani- smi che possono comprendere, nel migliore dei casi, il ricorso ai preparati galenici per arrivare fino alla compravendita di marijuana sul mer- cato nero con tutte le conseguenze facilmente immaginabili di un simile comportamento.
TOSCANA MEDICA – Le attuali limitazioni alle indicazioni all’impiego dei derivati della cannabis a scopo di cura potrebbero in parte dipendere dalla preoccupazione che un loro eventuale allargamento potrebbe in qualche modo finire per coinvolgere anche l’aspetto ri- creazionale e di abuso di queste sostanze?
LAGHI PASINI – Qualche tempo fa presi par- te al gruppo di lavoro che su indicazione della Commissione Terapeutica Regionale, si occupò delle revisione sistematica della letteratura ri- guardante l’impiego dei cannabinoidi a scopo terapeutico. A fronte di un numero elevatissi- mo di possibili indicazioni, dal glaucoma alla fibromialgia ed all’artrite reumatoide, le vere evidenze scientificamente attendibili erano dav- vero pochissime, limitate per lo più al campo della sclerosi multipla e della spasticità. In base anche ai risultati di questa attività sono state poi introdotte le limitazioni prescrittive che oggi ben conosciamo. È purtroppo pressoché inevi- tabile che, ad esempio, un soggetto con artrite reumatoide che presenta una sintomatologia dolorosa grave, di entità comunque compara- bile magari a quella della spasticità della sclero- si multipla, e che non può ricevere il preparato industriale perché al di fuori dei criteri attuali di prescrivibilità, cerchi di procurarsi la formula- zione magistrale con la potenziale comparsa di tutte le problematiche prima ricordate.
Appare quindi evidente che qualcosa in questo campo si debba assolutamente fare, al fine di definire, sulla base di rigorose evidenze scientifiche, altre possibili indicazioni all’uso cli- nico dei cannabinoidi, attuando al contempo efficaci procedure di controllo e di farmacovi- gilanza. È importante sottolineare che, in lette- ratura, stanno comparendo alcuni dati, peral- tro non convincenti, circa l’effetto positivo del fumo di marjuana (non della cannabis terapeu- tica), sulla resistenza all’insulina, sull’obesità e
sulla riduzione del BMI. È opportuno che tali dati, come già detto tutt’altro che convincenti e correlati all’uso ricreativo della marjuana, non portino alla diffusione di informazioni pericolo- se e fuorvianti. Il messaggio trasmesso a livello di popolazione potrebbe diventare molto pe- ricoloso con aumento potenziale dei soggetti attratti da prospettive di carattere più ricreazio- nale che di cura vera e propria.
TOSCANA MEDICA – La scarsità di dati scientificamente attendibili che ricordava ora il prof. Laghi Pasini dipende dalla ben nota, oggettiva difficoltà nel trovare target corretta- mente individuati per i trials oppure anche da problemi di carattere culturale nei confronti della “questione cannabis”?
DI MARZO – Nella Letteratura anglosassone si parla chiaramente di stigma contro gli studi sull’importanza terapeutica dei cannabinoidi ed a questo si associa la grande facilità da par- te dei pazienti di autocurarsi con una grande varietà di preparati a base di qualsiasi tipo di canapa.
D’altra parte l’estrema complessità del siste- ma endocannabinoide e delle azioni farmaco- logiche dei cannabinoidi diversi dal THC, che posseggono molti bersagli molecolari a livello di numerosi organi ed apparati, rendono ragio- ne della difficoltà di testare in maniera atten- dibile queste sostanze in patologie diverse da quelle per le quali il loro impiego è invece già ben codificato.
Ad oggi sono disponibili solo pochi studi cli- nici sul THC, il nabilone ed il dronabinol e si sta sperimentando il cannabidiolo purificato per il trattamento di alcune patologie pediatriche, in particolare contro certe forme intrattabili di epilessia. In Letteratura però si trovano anche lavori epidemiologici che parlano di non meglio precisati effetti benefici in soggetti che abusano di marijuana! Ancora. Gli studi di farmacologia clinica sull’uomo sono ancora molto limitati mentre se ne trovano molti su modelli animali che poi appaiono di difficile trasferimento nella pratica clinica. Questo per dire che molto spes- so i dati disponibili non appaiono certo di facile ed immediata interpretazione.
MAURRI – A livello di medicina generale un rischio concreto è rappresentato dal fatto che con i preparati a base di cannabinoidi non si realizzi quello che accadde negli anni Settanta- Ottanta del secolo scorso con le benzodiaze- pine. Non è infrequente che i medici di medi- cina generale abbiano tra i propri pazienti dei soggetti quaranta-cinquantenni che usano routinariamente l’hashish a scopo ricreaziona- le, ricavando da Internet tutte le informazioni necessarie alla preparazione del prodotto e
Toscana Medica 8|2015

