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OPINIONI A CONFRONTO 13
costa relativamente poco al contrario dei farma- ci prodotti industrialmente che ne contengono gli stessi principi attivi. L’introduzione sempre più ampia dei preparati a base di cannabis pas- sa pertanto anche attraverso la sostenibilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Questi costi sono ad oggi proponibili?
MEDIATI – Ovviamente sia il prodotto indu-
striale che quello magistrale costano di più per- chè farmacologicamente controllati, seppure con tutte le eccezioni prima ricordate. Conside- rato che non si possono curare le persone con la cannabis comprata per strada credo che il Servizio Sanitario Nazionale prima o poi dovrà confrontarsi seriamente con queste problema- tiche di carattere essenzialmente farmacoeco- nomico.
ANTONIO PANTI
Tutto sulla cannabis
La cannabis (la marijuana, l’hashish, le can- ne, l’erba) ha una storia millenaria, che solo da poco più di un secolo è stata compresa sul piano chimico e farmacologico. Infatti l’im- patto sulla clinica è recente e, se ne vogliamo utilizzare gli effetti benefici, occorre modifica- re una cultura che ha conosciuto la cannabis solamente o quasi come sostanza da abuso, vietata dalle legislazioni internazionali e consi- derata illegale. Per questo i nostri esperti sono stati particolarmente attenti ed esaustivi nello spiegare gli effetti terapeutici della cannabis e la differenza di azione che deriva dall’attenta scelta del dosaggio e dal bilanciamento dei componenti del farmaco. È quindi importante far capire ai medici che la prescrizione del far- maco cannabis presenta rischi minori di effetti indesiderati quanto più precisa è la titolazione della sostanza clinicamente efficace. Esiste in- fine un sistema endocannabinoide per cui gli effetti sono sempre personalizzati a seconda del prevalere dei recettori (centrali da cui deri- vano gli effetti sul sistema nervoso e periferici da cui derivano gli effetti sul sistema immuni- tario). Nonostante l’antichissimo uso di questa sostanza e la notevole ampiezza e attendibilità della letteratura preclinica, le evidenze scientifi- che sono recenti, le sperimentazioni metodolo- gicamente attendibili non sono poi tante e po- chissime sono le indicazioni sostenute da una solida letteratura. Sono evidenti le potenzialità terapeutiche della sostanza, tuttavia difficili da esplorare anche perché l’uso diffuso dei pre- parati magistrali rende difficile la valutazione esatta degli effetti di ogni singolo componente del fitocomplesso.
Inoltre gli effetti prevalenti sul dolore e sulla spasticità rendono ancora più personale la quantificazione del dosaggio. I casi in cui è indicata la cannabis sono spesso casi comples- si in cui il farmaco è utilizzato come seconda
scelta e richiede un attento monitoraggio ed un rapporto continuo ed una relazione posi- tiva con il paziente. Per questo è corretto che la Regione Toscana abbia consentito, sia pur previo Piano Terapeutico Specialistico, la pre- scrizione da parte dei medici di medicina gene- rale, che hanno sicuramente una consuetudine più continuativa con il paziente. È ovvio che l’aumento del numero di prescrittori non può significare una estensione acritica delle indica- zioni. La cautela è fondamentale in ogni far- maco e, in particolare, in questo a causa dei possibili sconfinamenti sul piano psicotropo, anche se la cannabis terapeutica è sommini- strata sottoforma di spray o di tisana e mai fumata.
Al di là di questi caveat è chiaro che il farma- co, opportunamente preparato, ben titolato e dosato, rappresenta una conquista terapeutica, sia pur da utilizzare in seconda istanza, superan- do una sorta di stigma per la percezione nega- tiva, forse eccessiva, della sostanza in relazione all’abuso e agli usi ricreazionali. Sarebbe assai opportuno investire in ricerca e ci auguriamo che le aziende chimiche vi si impegnino. Le uni- versità e le organizzazioni scientifiche debbono invece spiegare ai medici che la cannabis da strada non è un farmaco, mentre lo sono le for- mulazioni in commercio secondo le indicazioni fondate sulla letteratura scientifica.
In conclusione, i nostri esperti pensano che la normativa vigente sia sufficientemente adeguata e che le indicazioni adottate dalla Regione Toscana siano quelle possibili allo stato della letteratura, pur dovendosi lasciare spazio ad una rapida evoluzione per ulteriori usi clinici dimostrati. Certamente la pratica clinica deve tenere conto anche del parametro sostenibilità e dovrà portare ad una valutazione attenta dei costi della terapia da parte dei produttori e dei prescrittori. TM
Pubblicazione realizzata con il contributo incondizionato di Almirall
Toscana Medica 8|2015

