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OPINIONI A CONFRONTO 7
Giuseppe Galli
dei dosaggi della vitamina D, rispetto a quan- to accadeva in passato, mantenendo peraltro elevati standard qualitativi. Non credo che si possa oggi parlare di nuovi specifici fattori di rischio, ad esempio ambientali, per giusti- ficare la diffusa condizione di ipovitaminosi: certamente può influire la ridotta esposizione ai raggi solari oppure l’uso eccessivo di cre- me protettive, oltre al fatto che con l’avanzare dell’età questo meccanismo di sintesi va gra- dualmente a ridursi. Anche l’alimentazione basata su cibi contenenti quantità significati- ve di vitamina D (pesci, formaggi, latte, uova ecc.), altra importante fonte di approvvigiona- mento, non è sostanzialmente cambiata nel corso degli ultimi decenni per cui non credo che il problema di eventuali nuovi fattori di ri- schio predisponenti all’ipovitaminosi D possa sussistere.
TOSCANA MEDICA – Ma allora a quali sog- getti potrebbe essere consigliato il dosaggio della vitamina D?
NUTI – Si tratta di una questione ancora aper- ta. Direi in prima battuta ai soggetti anziani, in linea di massima oltre i 70 anni, senza però di- menticar soggetti più giovani nei quali possa- no essere individuati specifici fattori di rischio.
BRANDI – Relativamente a quanto diceva adesso il prof. Nuti anche io concordo sul fat- to che il dosaggio sistematico della vitamina non debba essere sempre e comunque ricer- cato, anche alla luce delle evidenze pubblicate in Letteratura che lo sconsigliano, ad esempio, in età avanzata e nelle donne in postmeno- pausa. Le cose cambiano ovviamente nel ca- so della popolazione giovanile, anche se ad oggi indicazioni precise su quali soggetti stu- diare non sono state proposte. Una classe di soggetti giovani da valutare potrebbe essere rappresentata dalle donne in gravidanza (nel- le quali però questo dosaggio non viene ese- guito routinariamente). Nella prima infanzia le recenti raccomandazioni della Società Italiana di Pediatria suggeriscono l’estensione della supplementazione di vitamina D per i primi quattro anni di vita, contro solo il primo co- me è accaduto fino ad ora nel nostro Paese. È stato infatti dimostrato che questo interven- to permette di arrivare all’età adolescenziale con quantità significativamente maggiore di massa ossea. Il dosaggio della vitamina D po- trebbe poi essere consigliato nei pazienti che assumono per lungo tempo terapie cortisoni- che, in quelli affetti da patologie che ostacoli- no l’assorbimento di calcio a livello intestina- le oppure nei soggetti in terapia con farmaci
anticonvulsivanti. Partendo dal presupposto che i dosaggi hanno un costo, non dobbiamo dimenticare che la vitamina D deve essenzial- mente servire ai sistemi sanitari per risparmiare denaro e non certo a spenderne altro inutil- mente!
DI MUNNO – Fermo restando che non è giu- stificato andare a dosare sempre e comunque la vitamina D nei pazienti anziani, credo però che molte condizioni di ipovitaminosi che oggi ci troviamo ad affrontare non dipendano tan- to da un aumento della sensibilità dei medici verso queste problematiche, quanto piuttosto da alcuni fattori oggettivi. Uno è rappresen- tato dalla minore esposizione alla luce solare non solo degli anziani, ma anche dei giovani che sempre più spesso trascorrono buona par- te della giornata di fronte al computer oppu- re fanno attività sportiva, prevalentemente al chiuso delle palestre. Un altro fattore da con- siderare è la forse eccessiva demonizzazione dell’esposizione alla luce solare, da diversi an- ni sostenuta dai dermatologi, soprattutto per quanto riguarda l’età pediatrica. Ovviamente la fotoprotezione, soprattutto nei bambini, non deve essere assolutamente trascurata e mi guardo bene dal sostenere il contrario, ma vorrei far presente che l’applicazione di una normale crema antisolare con fattore di pro- tezione medio-basso (15) comprata in profu- meria riduce del 70 – 80% la capacità di sin- tesi della vitamina D a livello cutaneo. Il terzo fattore che vorrei sottolineare è il sempre più elevato numero di persone obese, ovviamente tutte a rischio di carenza di vitamina D che, per la sua spiccata lipofilia, si deposita nel tes- suto adiposo, rendendosi pertanto indisponi- bile per gli importanti processi metabolici in cui interviene.
BRANDI – Se poi in qualche caso, invece di un deficit, si dovesse temere un sovradosag- gio di vitamina D (evenienza onestamente po- co probabile alle usuali posologie), conviene ricorrere al dosaggio del calcio nelle urine che, ad un costo molto minore di quello della vita- mina D, fornisce comunque un quadro molto preciso della situazione.
MONICELLI – Oltre le considerazioni relative all’opportunità di dosare la vitamina D ed alla questione non trascurabile dei costi di queste attività, un altro aspetto di grande praticità è rappresentato da quando eventualmente dosare questa sostanza. In Italia infatti per questioni atmosferiche e climatiche nel pe- riodo da ottobre a marzo la produzione di vitamina D a livello cutaneo è praticamente
Paolo Monicelli
Ranuccio Nuti
Simone Parri
S O M M A R I O ToscanaMedica4|2016


































































































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