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OPINIONI A CONFRONTO 11
GALEAZZI - La valutazione dei costi per la cu- ra dell’AR, al pari di tantissime altre malattie, non va considerata nei conti da chiudere a fine anno, ma proiettata almeno nei 4 - 5 anni a ve- nire. I biologici costano, è vero, però da quan- do li usiamo, ad esempio, i ricoveri in ospedale di malati con AR sono praticamente azzerati così come il ricorso alla chirurgia ortopedica: gli amministratori non possono ignorare queste evidenze.
MATUCCI - Io penso che, in linea generale, do- vrebbe essere migliorato il rapporto tra i clinici e gli amministratori che si occupano degli acquisti di farmaci e dispositivi, per creare un flusso con- tinuo di osservazione e feedback che realmente riesca a garantire l’appropriatezza delle scelte.
Recentemente, ad esempio, sono stati pub- blicati i dati relativi al biosimilare di infliximab e questo ci ha permesso di applicare questa nuova formulazione nei pazienti naive secon- do quanto richiesto dalla Regione.
Dovrebbero infatti essere i clinici che, sulla base delle evidenze scientifiche più aggiorna- te, forniscono gli elementi tecnici ai decisori su cosa ed in che quantità comprare.
MOSCA - Un aspetto importante, che potreb- be comportare un controllo della spesa, po- trebbe essere la personalizzazione della terapia basata sulle caratteristiche cliniche e i marca- tori di malattia. Infatti è noto dalla letteratura che i cambiamenti di terapia sia nell’ambito della stessa categoria (anti-TNF) che verso un diverso meccanismo di azione, hanno dei costi elevati. La identificazione di sottogruppi di pa- zienti con maggiore probabilità di rispondere ad un farmaco piuttosto che un altro, ha, in tale contesto una grande importanza.
Per esempio tra i farmaci biologici Abata- cept, che agisce sulla co-stimolazione dei lin- fociti T, riduce la produzione di anticorpi da parte dei linfociti B (quindi anche di ACPA e FR) dipendente da linfociti T. Al contrario non ci sono dati che mostrino un effetto degli anti- TNF sul titolo degli ACPA e il Tocilizumab non mostra differenze fra pazienti positivi e nega- tivi per il FR. Rituximab ha effetto maggiore su pazienti positivi per FR e ACPA, ma non è utilizzabile in Italia come primo DMARD bio- logico.
Ci sono molte evidenze che Abatacept sia efficace in modo particolare nei pazienti con positività anticorpale e caratteristiche di ag- gressività. Pertanto potrebbe essere considera- to come una importante opzione terapeutica in questo particolare sottogruppo di pazienti
MARINAI - Oggi notiamo che ognuno ten- de a lavorare all’interno del proprio settore, senza confrontarsi più di tanto con chi invece dovrebbe condividere scelte e comportamenti.
Nel campo dell’AR in questo periodo si stanno verificando alcune evenienze che a mio parere dovrebbero essere gestite in maniera adeguata.
Da un lato il prossimo arrivo sul mercato di farmaci innovativi e dall’altro la perdita della copertura brevettuale di farmaci che ad oggi assicurano la copertura di circa il 60% di que- sto specifico settore.
In questo scenario i clinici devono agire con grande prudenza, evitando ad esempio di cambiare a tutti i costi un farmaco in un soggetto che ben lo tollera e nel quale ottiene il risultato sperato. Lo switch verso molecole equivalenti può invece essere indicato in quelle situazioni nelle quali il decorso della malattia richieda un cambio continuo di farmaci ed un frequente aggiustamento dei dosaggi.
Riporto alcuni dati relativi alla situa- zione toscana (primo quadrimestre 2016) per quanto riguarda il solo biosimilare di infliximab, visto che quello di etaner- cept ancora non è disponibile: 3 a 1 verso l’originator nell’Area Vasta Centro contro 1 a 3 nelle altre due Aree Vaste regionali. Un differenza così marcata a mio parere neces- sita di approfondimenti di carattere tecnico, soprattutto perché a breve perderà il brevetto proprio etanercept che ad oggi copre circa il 40 - 45% del mercato dei farmaci biologici.
La comunicazione e la discussione tra tutti i professionisti interessati alla questione diven- tano adesso veramente indispensabili.
MENNINI - Vorrei, a questo proposito, sotto- lineare un aspetto che non può essere sotto- valutato in alcun processo di programmazione sanitaria e nei momenti di discussione e con- fronto tra clinici e decisori, quello della qualità della vita dei pazienti e del conseguente peso economico complessivo del loro stato di ma- lattia.
Proprio in questa ottica qualche anno fa era stato elaborato un programma a livel- lo europeo che si chiamava “Fit for Work” e che sulla base dell’analisi di indicatori, quali ad esempio l’HAQ (“Health Assessment Que- stionnaire”), mirava a quantificare l’impatto enormemente negativo in termini economici causato dall’AR.
I dati provenienti da questa indagine eu- ropea, alla quale abbiamo partecipato come centro di ricerca, hanno inequivocabilmente
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