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OPINIONI A CONFRONTO 9
famiglia devono sapere riconoscere ed interpreta- re correttamente i segni iniziali della malattia quali il numero e l’eventuale simmetria delle articola- zioni interessate, la rigidità mattutina, la presenza o meno del Fattore Reumatoide e degli altri mar- catori specifici. La terapia dell’AR evidentemente compete poi allo specialista di riferimento.
Il contributo della medicina generale al raggiungimento di una diagnosi il più precoce possibile richiede tuttavia che i giovani colle- ghi vengano opportunamente formati su que- ste tematiche, cosa che in Toscana si realizza all’interno dello specifico Corso di formazione.
MENNINI - I dati epidemiologici italiani più recenti si riferiscono al 2015 e ci dicono che il 18.2% dei pazienti con AR ha ricevuto la corretta diagnosi entro un anno dalla presen- tazione della sintomatologia (forme “early”) contro l’80% che invece ha dovuto attendere un periodo di tempo maggiore dei dodici mesi (forme “late”). Il 19% dei pazienti “early”, cir- ca 4.400 soggetti, ha presentato una forma di malattia precoce ed aggressiva.
I pazienti italiani sono stati inoltre suddivisi in due classi a seconda della terapia ricevuta, se con farmaci biologici (circa il 30%) oppure con i cosiddetti farmaci DMARs, “Disease Mo- difying Antirheumatic Drugs” (70%). Un’ulte- riore classificazione ha infine riguardato i dif- ferenti quadri di gravità della malattia.
I dati ottenuti permettono di quantificare i costi della malattia, diretti, indiretti (come ad esempio, la perdita di produttività e gli oneri a carico del sistema previdenziale) oltre ai cosid- detti costi diretti non sanitari, quelli cioè soste- nuti dai cittadini che devono pagare di tasca propria tutta una serie di servizi e prestazioni.
GALEAZZI - La prevalenza dell’AR in Italia si aggira tra lo 0.5 e l’1% della popolazione per un totale di circa 300.000 soggetti colpi- ti, classificati secondo una scala che prevede quattro gradi di gravità crescente. La maggior parte dei pazienti viene compresa in classe 2 ed ancora presenta un certo grado di autono- mia, il 27% rientra in classe 3 ed il 4% in classe 4, cioè con disabilità completa.
I costi diretti ed indiretti, secondo dati del 2011, in Italia hanno raggiunto 3 miliardi e 388 milioni di Euro ed a mio parere è mol- to importante sottolineare che solo il 21% di quelli diretti è stato determinato da spese pro- priamente sanitarie.
Quest’ultimo dato conferma il fatto che nel nostro Paese la percentuale dei malati che rice- vono al momento giusto farmaci biologici (ef-
ficaci ma costosi) è ancora troppo bassa, circa l’8%, contro le medie europea e statunitense rispettivamente del 12 e del 20%.
Cercare di risparmiare prevalentemente sui far- maci (come sono per lo più propensi a fare i nostri amministratori) nel lungo termine non appare per- tanto una scelta economicamente oculata.
TOSCANA MEDICA - Abbiamo sentito in precedenza quanto sia importante la colla- borazione della medicina generale e degli specialisti nella gestione complessiva dei malati con AR. Esiste in Toscana un Percor- so Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) specifico per questa condizione?
MATUCCI - Ad oggi esiste un PDTA naziona- le per l’AR e niente di simile a livello toscano. Nella nostra Regione, fatto salvo il rapporto strettissimo che deve esistere tra la medicina generale ed i Centri di riferimento, la situazio- ne della Reumatologia è caratterizzata, pur- troppo, dalla mancanza assoluta di strutture di primo livello, ad eccezione di alcune spora- diche esperienze a Siena e Volterra. Altre Re- gioni, in particolare il Veneto e la Sicilia, hanno invece organizzato delle efficienti reti perife- riche che supportano l’attività del medico di base in questo settore dell’assistenza.
LOMBARDI - In Toscana oggi noi abbiamo un divario troppo profondo tra la medicina gene- rale ed i Centri di riferimento di terzo livello, in assenza di una rete regionale veramente effi- ciente. La diagnosi di AR ed il suo corretto in- quadramento nosologico sono oggettivamente difficili e la formazione specifica dei medici di medicina generale deve per forza essere mirata anche verso queste tematiche.
I medici di famiglia dovrebbero poi potere di- sporre di un accesso veloce e codificato allo spe- cialista reumatologo, in un sorta di secondo livello assistenziale, senza inviare indiscriminatamente tutti i pazienti ad ingolfare i Centri di riferimento che invece dovrebbero dedicarsi principalmente alla gestione dei casi di maggiore complessità.
Oggi però, se il medico di famiglia intercet- ta una situazione relativamente certa di AR, non riesce a stabilire il contatto con lo specialista in tempi ragionevolmente accettabili.
GALEAZZI - Concordo pienamente con il dot- tor Lombardi ed anche io voglio sottolineare il problema della mancanza di un numero suffi- ciente di reumatologi a livello territoriale che po- trebbero costituire il cosiddetto secondo livello ricordato in precedenza.
S O M M A R I O ToscanaMedica11|2016

