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12 QUALITÀ E PROFESSIONE
ni. Essa richiede nuove coordinate e partenariati tra molte discipline diverse per colmare le pro- fonde lacune nelle conoscenze individuate da questa Commissione. Richiede nuova attenzio- ne alla governance e all’attuazione. E, forse più di tutto, richiede più immaginazione creativa tra gli scienziati e i professionisti che lavorano nel campo della salute, per ridefinire il significato del progresso umano, ripensare le possibilità di cooperazione umana e di rivitalizzare le prospet- tive per la salute delle civiltà umane.
Già nel 2013 Richard Horton, membro della suddetta Commissione, riflettendo sulla “salute globale” si domandava se questa nuova e po- tente disciplina, nata nell’ultimo decennio prin- cipalmente dagli Obiettivi di sviluppo del Millen- nio, fosse in grado - con la sua definizione ed i suoi scopi - di rispondere agli interrogativi che le nostre società attualmente pongono.
La salute globale ha incluso nel concetto di salute quello di equità tra i popoli, giustizia so- ciale e solidarietà indicando la strada della trans- nazionalità e dell’interdisciplinarietà ma non ha tenuto conto - secondo Horton - del substrato in cui viviamo, il pianeta stesso.
Il nostro pianeta è sotto pressione, e non so- lo per gli ulteriori 2 miliardi di persone che lo abiteranno tra oggi e il 2050. L’era post - 2015 sarà caratterizzata dalla “sostenibilità”, l’idea che non solo sistemi umani e naturali sono in- terdipendenti, ma anche che le trasformazioni non lineari in tali sistemi potrebbero essere ca- tastrofiche per il nostro futuro. Il potenziale del pianeta di sostenere la nostra specie è in lento declino. La più importante idea del periodo post - 2015 è che la sostenibilità globale è il presup- posto per la salute umana, la sopravvivenza e la prosperità. Horton introduce anche il concetto di confini planetari, l’idea che la nostra specie deve vivere all’interno di uno spazio operativo di sicurezza, e citando Johan Rockström preci- sa che questo spazio è molto più che il cam- biamento climatico, esso include pericoli come l’acidificazione degli oceani, la deplezione dello strato di ozono, la perturbazione dei cicli dell’a- zoto e del fosforo, l’esaurimento delle risorse di acqua dolce, il cambiamento del sistema terra, la perdita di biodiversità , il carico dell’aerosol atmosferico e l’inquinamento chimico . Se tali limiti vengono trasgrediti, la sopravvivenza della nostra specie sarà compromessa e questo rap- presenta la minaccia finale alla salute globale.
L’approccio del limite planetario, stabilito per la prima volta nel 2009, ha catturato l’im- maginazione di scienziati e politici. Ma un ap- proccio tecnico alle minacce planetarie ha dei limiti. Un settore trascurato è la qualità delle istituzioni socio-politiche ed economiche che forniscono risposte ai pericoli individuati da Rockström e altri. Il modo in cui organizziamo le azioni della società di fronte alle minacce è più
importante delle minacce stesse. La scienza è un esempio. La scienza ha dato enormi contributi alla comprensione delle minacce planetarie. Ma una nuova prospettiva planetaria per le nostre situazioni difficili ci invita a ripensare il modo in cui la conoscenza viene prodotta e utilizzata dalla società. Attualmente, la conoscenza esiste principalmente all’interno di sistemi chiusi. Si è generata all’interno delle istituzioni che chiamia- mo università. Le università sono organizzate in discipline accademiche ristrette che lavorano con finanziamenti a breve termine e sono fo- calizzate sulla pubblicazione di articoli di ricerca in riviste in gran parte inaccessibili. Gli scienziati impostano i loro programmi di ricerca, mante- nendo il loro sistema di conoscenza chiuso. La salute planetaria richiede sistemi di conoscen- za più aperti in cui una conoscenza fondata proviene da molte fonti della società, in cui le università sono organizzate in base ai problemi che la società deve affrontare, dove gli investi- menti sono a lungo termine e i prodotti delle ricerche sono a disposizione di tutti nelle forme che soddisfano le esigenze delle diverse comu- nità pubbliche. Quello che oggi è necessario è un’indagine sulle minacce alle civiltà umane e alla nostra sopravvivenza da perturbazioni dei sistemi planetari. Dobbiamo andare al di là del manifesto della salute globale, adottando, inve- ce, una visione planetaria della salute umana. Come Jared Diamond ha scritto nel suo libro del 2005, Collapse, “Per la prima volta nella storia, ci troviamo ad affrontare il rischio di un decli- no globale. Ma siamo anche i primi a godere dell’opportunità di imparare in fretta dagli svi- luppi nelle società in qualsiasi luogo nel mondo di oggi. “Il compito della salute globale non è finito. Ma ora ha bisogno di essere integrato da una nuova prospettiva sul nostro futuro-salute del pianeta”.
In questa visione l’obiettivo di tutelare e pro- muovere la salute e il benessere, per prevenire le malattie e le disabilità per eliminare le condizio- ni che danneggiano la salute e il benessere e per favorire la resilienza e l’adattamento diventano un tutt’uno con il concetto di sostenibilità. Nel raggiungimento di tali obiettivi, le nostre azio- ni devono rispondere alla fragilità del nostro pianeta e il nostro obbligo di salvaguardare gli ambienti fisici e umani all’interno dei quali esi- stiamo.
Una riaffermazione forte della prevenzione primaria, anzi una vera nemesi storica nel senso proprio del termine che richiama nella mitologia greca e latina un atto di giustizia compensativa o riparativa di quanto, eccedendo la giusta mi- sura, turba l’ordine dell’universo.
TM
Toscana Medica 2|2016
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