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RICERCA E CLINICA 15
Figura 1
trattamento scelto, in un periodo che varia dalle 3 alle 8 settimane (Figura 1).
La moderna conoscenza anatomica per- mette di comprendere in modo sempre più chiaro, che il movimento del corpo nello spa- zio è vincolato da leggi fisiche, regolato dal si- stema nervoso centrale, in una costante ricer- ca di equilibrio dinamico tra i diversi segmenti corporei, integrando i dati che provengono dal sistema vestibolare, visivo e propiocettivo.
È nella propiocezione che si gioca il reale significato della mininvasività. L’insieme dei vari territori deputati alla propriocezione (pel- le, fascia, muscolo) è ciò che viene attraver- sato nell’approccio chirurgico, qualsiasi esso sia. Più stretta è la strada, minore è il danno a queste strutture; il rispetto dell’equilibrio propriocettivo diventa un concetto chirurgico obbligatorio, a parità di risultati, in funzione di una migliore qualità della vita, con rapida ripresa della attività lavorativa.
Tecnica endoscopica
Il principio fondamentale nella tecnica en- doscopica vertebrale è rappresentato sintetica- mente dal fatto che questa è una procedura di decompressione delle strutture nervose, “mi- rata” sul bersaglio preciso. A differenza dagli approcci endoscopici in uso in chirurgia ge- nerale e ortopedia, nell’endoscopia vertebra- le la procedura si svolge attraverso una sola cannula che costituisce contemporaneamente fonte di luce, di irrigazione e canale di lavoro.
È quindi facile comprendere come lo strumen- tario debba cadere precisamente sul bersaglio da rimuovere, per decomprimere le strutture nervose, non essendoci la possibilità di mano- vre correttive.
A seconda del punto dove il frammento di- scale viene espulso rispetto alle strutture ner- vose vicine (radici, sacco durale), vi sono due distinte tecniche: l’approccio transforaminale per le ernie intra-ed extraforaminali (compres- sione su radice e ganglio radicolare), l’approc- cio interlaminare per le ernie pre-foraminali paramediane (compressione sull’emergenza radicolare e sacco durale). In entrambi i ca- si il target chirurgico è raggiunto sotto guida radiologica, che identificando precisi reperi ra- diologici, aiuta ad indirizzare lo strumentario nella corretta posizione.
Nell’approccio transforaminale il frammento discale espulso è raggiunto per via percutanea laterale (Figura 2) o meglio, postero laterale, at- traverso il forame intervertebrale (Figure 3, 4), tra la radice nervosa in uscita e quella che pro- segue per uscire nel forame sottostante, senza la necessità di rimuovere osso o legamenti.
L’approccio endoscopico interlaminare percorre la stessa via anatomica usata nella tecnica microchirurgica, cioè lo spazio che c’è tra le due emilamine di due vertebre contigue (Figura 5, 6) che è chiuso dal legamento gial- lo. Questo deve essere parzialmente asporta- to per poter accedere al canale vertebrale e al frammento discale espulso. Nella tecnica en-
Toscana Medica 2|2016


































































































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