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OPINIONI A CONFRONTO 11
tazione e la prevenzione delle infezioni, come in precedenza ricordato, possono contribuire a tenere sotto controllo la si- tuazione con la sorveglianza dei medici di base e degli specialisti nefrologi.
Le cose probabilmente cambieranno nei prossimi anni, se si considera che attual- mente sono in corso ben 25 importanti studi incentrati su differenti molecole e diverse strategie di cura.
Per quanto riguarda la situazione attua- le, io credo che il tolvaptan sia un farma- co estremamente utile, ad oggi l’unico per il quale è stato possibile dimostrare in maniera scientifica un’ottima efficacia nel rallentare la progressione della ma- lattia policistica renale.
In questo senso credo pertanto che an- che l’analisi dei costi e la sostenibilità del suo impiego clinico debbano essere considerate nella giusta proporzione del rapporto costo/beneficio.
MINETTI – Un aspetto importante da va- lutare quando si esaminano le potenzia- lità di una nuova molecola è certamente rappresentato dalla selezione dei pazienti nei quali impiegarlo. Come già detto un criterio di valutazione importante nella stadiazione della malattia policistica re- nale è la misurazione del volume del rene o dei reni interessati. Oltre alle normali metodiche radiologiche che ne misura- no i diametri antero-posteriore, longitu- dinale o trasverso, disponiamo oggi di metodiche TAC che, basate sull’impiego di appositi software, riescono a misura- re con grande esattezza il reale volume dell’organo malato. Si tratta di tecniche ancora non del tutto entrate nella comu- ne pratica clinica, che comunque neces- sitano della collaborazione partecipata di radiologi specificamente a conoscenza dei diversi aspetti della malattia.
TOSCANA MEDICA – Sicuramente, l’introduzione di nuove opzioni terapeu- tiche genererà un incremento dei costi a carico del SSN, quantomeno quelli a breve termine. Quando però questi sog- getti arrivano a necessitare della terapia dialitica o addirittura del trapianto rena- le, i costi diretti ed indiretti del percorso di cura diventano ugualmente molto al- ti. In questo contesto come si inserisce il
concetto di sostenibilità degli interventi sui quali decidere di investire?
EGIDI – Purtroppo, per nessuna delle molecole ancora in studio o già appro- vate per il trattamento dell’ADPKD sono disponibili studi a lungo termine che ne dimostrino in maniera incontrovertibi- le il vantaggio economico dell’impiego precoce rispetto ai costi della dialisi. Per quanto riguarda tolvaptan i dati in nostro possesso al momento si limitano alla con- statazione che questa molecola si è di- mostrata in grado di rallentare la forma- zione delle cisti renali riducendo il volume dell’organo e di stabilizzare il filtrato glo- merulare, con qualche abbandono della terapia a causa dei suoi effetti collaterali. Ancora sulla questione economica: og- gi sappiamo che la dialisi “costa” per ogni paziente circa 45 - 50 mila Euro all’anno, più o meno quanto il trapian- to di rene durante il primo anno dopo l’intervento. In seguito però il risultato chirurgico andato a buon fine presenta dei costi annui nettamente inferiori alla dialisi e di questo credo se ne debba ne- cessariamente tenere conto.
MARINAI – Senza considerare gli im- portantissimi costi umani e sociali del re- ne policistico e rimanendo in un ambito strettamente economico, è indubbio che oggi ci dobbiamo confrontare con un farmaco certamente di nicchia che per la prima volta in assoluto appare in grado di modificare in maniera assai significativa il decorso clinico di una malattia estrema- mente impegnativa. Credo sia compito dei clinici arrivare ad un accordo quanto più possibile condiviso per stabilire se sia me- glio in un determinato paziente continua- re con la terapia medica oppure avviarlo il prima possibile al trapianto, senza dimen- ticare tutte le problematiche connesse a quest’ultima opzione di cura a cominciare dalla lunghezza delle liste di attesa.
BIANCHI – A mio parere il tolvaptan ha avuto il merito enorme di avere scosso noi nefrologi da una sorta di inerte fata- lismo di fronte alla scarsità di cure per la malattia cistica del rene. Il rinnovato in- teresse per questa condizione ha portato ad un numero significativo di studi che si
Toscana Medica 1|2016


































































































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