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QUALITÀ E PROFESSIONE 39
Antonio Panti, dal 1971 ha ricoperto diversi incarichi nella FIMMG,
di cui è stato anche Segretario e Presidente Nazionale. Presidente dell’Ordine di Firenze
dal 1988. Ha ricoperto cariche nazionali nella Federazione Naz.le degli Ordini, in particolare nella Commissione per le ultime stesure del Codice Deontologico. Membro di numerose Commissioni Ministeriali. Dal 1998
è Vicepresidente del Consiglio Sanitario Regionale.
I medici sono molto preoccupati della cri- si del servizio ma rispondono limitando le loro richieste a quelle sindacali, sacrosante e ineludibili, ma atte a risolvere (e solo in parte) i loro problemi immediati ma non ad affrontare la predetta crisi. Anche la disponibilità a praticare la cosiddetta ap- propriatezza sembra piuttosto cedevole di fronte all’incalzare del conflitto di interesse sempre più evidente e condizionante.
Anche il pur lodevole “manifesto” del- la FNOMCeO non fa altro che elencare le criticità della sanità e della professione me- dica, offrendo certamente spunti di solu- zione, ma senza affrontare la struttura del mercato che condiziona la crisi dell’attuale sanità. Infatti il mancato controllo dei co- sti incrementali della medicina travolgerà il servizio pubblico e favorirà un sistema as- sicurativo assai più costoso per i pazienti e remunerativo per gli azionisti.
Occorre mostrare maggior coraggio e affrontare alcune questioni nodali per l’economia del servizio. Entrare in questo agone politico (discutere la produzione di beni sanitari) aumenterebbe e di molto la credibilità dei medici con il conseguen- te riconoscimento sociale e economico. Il prezzo dei farmaci ci è indifferente? Il ri- chiamo alla trasparenza nella formazione del prezzo e alla concorrenza tra farmaci simili per risultati e eventi avversi è sovver- sivo o semplice richiamo ai principi del libe- ralismo, quello vero? E individuare ospedali da chiudere o da riconvertire non riguarda i medici? E offrirsi per l’alfabetizzazione scientifica del popolo italiano, compresa la magistratura, è cosa stravagante? E preve- dere il retraining di chi sbaglia? E chiedere che le specializzazioni siano affidate al ser- vizio sanitario? E chiedere di essere valutati in cambio di un reale potere decisionale nella gestione della sanità? Molti sono gli
argomenti sui quali la professione dovreb- be esprimersi pubblicamente con forza an- che a costo di non essere sempre ascoltata.
Insomma qualche ragione l’aveva an- che Marx. L’economia ( i rapporti di pro- duzione) sono la base delle scelte politiche sull’equità possibile. Il servizio sanitario è una sovrastruttura rispetto ai valori eco- nomici dominanti e la dominante anarchia del mercato rischia di sommergere la sanità pubblica.
I medici dovrebbero essere presenti in questo dibattito politico per richiamare ai valori deontologici della professione che coincidono con quelli della Costituzione. Solo in questo modo, perseguendo questo continuo interventismo a favore dei cittadi- ni e dei pazienti, possono riacquistare quel ruolo sociale che sta sfuggendo e che, ove venga meno, condiziona la scarsa consi- derazione delle nostre anche se sacrosan- te richieste. Il pur lodevolissimo manifesto della FNOMCeO non è sufficiente anche se le motivazioni sono del tutto condivisibili.
Si tratta però di cominciare a incidere sulla sostanza politica del sistema sanitario e sul ruolo della professione medica e sulla risposta ai bisogni di salute della popola- zione: proporre la professione medica non come semplice attore sia pur protagonista del servizio sanitario ma come perno della realizzabilità dei valori che ne stanno alla base.
Occorre un’azione politica decisa e co- stante ma occorrono anche idee e unicità di intenti, il che è la cosa più difficile a rea- lizzare. Il futuro della professione si gioca in questi anni e dipende da come i medici sapranno schierarsi nell’agone della società civile e nell’evoluzione della politica.
TM
ANTONIO PANTI
Le ragioni di Marx
Toscana Medica 1|2016

