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10 OPINIONI A CONFRONTO
TOSCANA MEDICA – La complessità di una condizione neoplastica (valutazione genetica, percorso diagnostico, terapia personalizzata, qualità della vita, percentuali di sopravviven- za) può essere può essere valutata anche in termini economici oltre che clinici?
DI COSTANZO – In campo oncologico i far- maci incidono in percentuali variabili dal 5 al 20% ed i dati più attendibili in questo campo arrivano per lo più dagli Stati Uniti che tra l’al- tro ne rappresentano anche i maggiori pro- duttori.
Si stima che negli USA la spesa farmaceuti- ca arriverà nel 2020 a circa 150 milioni di dol- lari, verosimilmente con ripercussioni evidenti in un mondo ormai globalizzato. Appare per- ciò evidente la sempre maggiore importan- za della cosiddetta “medicina di precisione” basata sulla selezione delle classi di pazienti e della tipologia di malattia da trattare. I pro- fessionisti del settore devono pertanto potere disporre di dati esaurienti per indirizzare scel- te di cura e costi verso la maggiore appropria- tezza degli interventi.
A questo proposito entriamo nel campo cli- nico, con un occhio però alla questione di costi. Per quanto riguarda il cancro del polmone la stragrande maggioranza dei pazienti affet- ti potrebbe beneficiare delle nuove opzioni di cura con tutto quello che ne consegue in termine di sostenibilità economica. In Italia infatti abbiamo ogni anno circa 43.000 casi incidenti di questa neoplasia (nel 30% della variante squamosa) con circa 33.000 decessi. “Costano” tanto anche il cancro gastrico e quello del fegato ed ancora oggi, in assenza di una tipizzazione biomolecolare della ma- lattia neoplastica, dobbiamo accontentarci di una appropriatezza delle scelte di natura es-
senzialmente clinica.
Diverso è il discorso, sia clinico che eco-
nomico, relativo al melanoma che con le sue 11.000 nuove diagnosi annue causa nel no- stro Paese circa 1.900 decessi.
Di questa situazione i sistemi sanitari de- vono assolutamente tenere conto, per evitare che anche da noi si arrivi a situazioni dramma- tiche come quelle verificatosi negli Stati Uniti dove alcuni pazienti con cancro al polmone hanno dovuto pagare fino a 80.000 dollari in un anno, solo in parte rimborsati dalle com- pagnie di assicurazione.
TOSCANA MEDICA – A chi può rivolgersi il decisore pubblico per dare fondamento e sostanza alle proprie decisioni?
NUTI – Io credo che due osservazioni siano particolarmente importanti. La prima riguar- da il concetto di “diritto governato all’innova- zione” prima ricordato dal Prof. Amunni che penso possa fornire al decisore pubblico in- formazioni particolarmente incisive per qual- siasi processo decisionale.
La seconda osservazione è relativa alla so- stanziale omogeneità di trattamenti che si os- serva in Oncologia, a differenza di molti altri settori della Medicina, per cui ad oggi farsi cu- rare in Lombardia o in Sicilia è sostanzialmen- te la stessa cosa perché, una volta effettuata una corretta diagnosi, si seguono protocolli di cura condivisi.
Peraltro la strada da fare è ancora moltis- sima come dimostrano, ad esempio, le grandi differenze che esistono da Regione a Regione nei criteri di autorizzazione all’utilizzo dei far- maci di più recente introduzione.
Per questo torno a ripetere che è fonda- mentale che i professionisti prendano in ma- no la gestione della situazione, ragionando in maniera condivisa sulle scelte di cura, i risulta- ti ottenuti e gli outcome, la spesa da destinare ad ogni singolo intervento. In questa maniera si potrebbe davvero raggiungere un’adegua- ta responsabilizzazione di chi in ultima analisi deve usare tutti i giorni le nuove opzioni te- rapeutiche, evitando pericolose variazioni da Regione a Regione. Senza poi raggiungere il caso estremo dell’Ontario canadese, dove vi- ge un sistema sanitario a copertura universa- le che però non comprende i nuovi farmaci oncologici che rimangono a totale carico dei pazienti.
ARNETOLI – Alla luce di tutte le considera- zioni ascoltate, quando si afferma il “diritto governato all’innovazione”, alcune attuali decisioni delle Agenzie regolatorie lasciano onestamente un po’ perplessi. Perché per esempio i medici di medicina generale in Italia non possono iniziare autonomamente terapie con i nuovi anticoagulanti orali, dimostratisi estremamente efficaci nel tromboembolismo e nella gestione delle complicanze tromboem- boliche della fibrillazione atriale, oppure con gli incretino mimetici e gli inibitori della DPP IV, farmaci ormai indispensabili per alcuni pazienti diabetici? Limitare la possibilità pre- scrittiva ai soli specialisti al fine di contenere le spese, non appare una scelta oculata e rap- presenta invece un motivo di diseguaglianza nell’accesso alle cure considerando che non si dispone di risorse specialistiche in grado di intercettare tutti i soggetti che si gioverebbero
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