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12 OPINIONI A CONFRONTO
DI COSTANZO – Anche secondo me la rete oncologica è oggi il migliore modello possibi- le per vedere garantite appropriatezza e so- stenibilità dei nostri interventi, in particolare per quanto riguarda le spese enormi che do- vremmo affrontare per i farmaci di più recen- te concezione. Quello che mi preoccupa sono però le differenze che ancora esistono tra Re- gione e Regione, quando si dovrà decidere se spendere tanti soldi per trattare pochi pazienti per offrire loro solo un limitato beneficio in termini di sopravvivenza e di qualità della vita. Per gestire questa situazione credo sia assolu- tamente necessaria una sorveglianza a livello centrale, al momento identificabile in AIFA. Proprio AIFA, tra l’altro, ha calcolato che nel 2015 il costo degli farmaci monoclonali è au- mentato del 24%.
FALCONE – Credo però che anche nell’im- maginario collettivo il significato della diagno- si di tumore stia cambiando rapidamente e sia già molto cambiata sopratutto nei pazienti meno anziani. Tutti i giorni vediamo e curia- mo moltissimi pazienti che non vivono la dia- gnosi come un fallimento della medicina, ma con fiducia nelle cure e voglia di combattere e con cui non é assolutamente più difficile re- lazionarsi che con un grave cardiopatico. Ri- guardo le regole della sperimentazione queste non vanno assolutamente ridotte, anzi. An- che per i costi che l’immissione in commer- cio di nuovi farmaci potrebbe causare, oltre che per motivi etici, le regole dovranno essere sempre più rigorose ed attente e se necessario anche maggiori di quelle attuali.
TOSCANA MEDICA – I nuovi farmaci, in Oncologia come in altri settori della Medicina, muovono quindi enormi masse di denaro. È ipotizzabile in questo scenario un intervento da parte dell’industria a favore della sostenibi- lità dei sistemi sanitari, oppure saranno sem- pre e comunque le regole del mercato e del profitto a prevalere?
AMUNNI – Io credo che l’industria dovrà ne- cessariamente considerare questo aspetto di “aiuto” nei confronti dei sistemi sanitari visto che, in tempi di grandi ristrettezze economi- che, il continuo gioco al rialzo e la ricerca di guadagni esponenziali alla fine potrebbero causarle danni di eccezionale gravità. L’interesse dell’industria e quello dei siste-
mi sanitari alla fine secondo me presentano molti più punti di convergenza di quanto si potrebbe immaginare, ovviamente in presen- za di regole chiare ed obiettivi condivisi: in buona sostanza la sopravvivenza di entrambi è reciprocamente coinvolta nelle medesime dinamiche di azione.
NUTI – Nel medio e lungo termine è ovvio che le industrie cercheranno sempre di più di instaurare rapporti di collaborazione con i sistemi sanitari, visto che alla fine stiamo par- lando della sopravvivenza di entrambi questi soggetti. In questo scenario più o meno con- solidato, si affacciano però oggi alcuni Paesi emergenti che non intendono rispettare le regole del gioco per garantire ai propri cit- tadini i migliori livelli possibili di salute e che mettono in crisi il normale modo di lavorare delle industrie. Appare pertanto necessario studiare delle nuove forme di organizzazio- ne del lavoro e della ricerca a livello globale, individuando meccanismi chiari e trasparenti che permettano a tutti i soggetti interessati di conseguire e consolidare il proprio tornacon- to, anche economico.
DI COSTANZO – Sono d’accordo prof.ssa Nuti, però devo riconoscere che qualsiasi cambiamento in materia in Italia creerà cer- tamente enormi problemi a causa degli scarsi investimenti disponibili per la ricerca e la de- vastante burocrazia che ancora oggi impera nel nostro Paese. In Italia abbiamo moltissimi validi ricercatori, cerchiamo di metterli nella migliore condizione per portare avanti il loro lavoro.
FALCONE – Certamente l’industria deve es- sere ancora maggiormente coinvolta con in- terventi a favore della sostenibilità, ma questo potrà portare, a mio parere, solo a risultati limitati se non avviene all’interno di nuove regole per la registrazione e la definizione del prezzo dei nuovi farmaci. Se queste nuo- ve regole non vengono implementate, e mi riferisco ad esempio a quanto dicevo prima sull’importanza di misurare il “valore clinico” di una nuova terapia, le regole che prevarran- no saranno quelle del mercato e del profitto che in sanità non potranno garantire in futuro l’accesso a tutti i pazienti ai trattamenti più innovativi e magari più efficaci, ma anche più costosi.
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