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14 QUALITÀ E PROFESSIONE
CARLO PALERMO
È possibile lavorare meglio
Il tema delle liste d’attesa periodicamente riemerge, come un fiume carsico, alla superfi- cie del dibattito politico in sanità. Questa volta è stato il Presidente della Giunta della Regione Toscana Enrico Rossi ad aprire le schermaglie, stigmatizzando in più interviste il rapporto, se- condo lui perverso, che esisterebbe tra liste d’at- tesa e libera professione intramoenia (LPI).
Le liste d’attesa sono una caratteristica strutturale di tutti i sistemi sanitari pubblici ove i pazienti non sono chiamati a pagare la pre- stazione di tasca propria ed il tempo di accesso ai servizi, e non la disponibilità a pagare, ha il ruolo di trovare un equilibrio tra domanda ed offerta. I tempi d’attesa rappresentano il risulta- to di fenomeni complessi quali la disponibilità di tecnologie diagnostiche e di terapie sempre più sofisticate, il cambiamento demografico ed epi- demiologico in atto con l’aumento di malattie ad andamento cronico che richiedono frequenti controlli clinici, la crescente domanda di salute legata alla maggiore informazione e consapevo- lezza dei cittadini, ma anche l’influenza che su di essi esercita lo sviluppo di un (super)mercato della salute, esterno al SSN, che marcia indistur- bato a grandi passi verso il trionfo inflazionistico della medicina e della medicalizzazione pervasi- va della società.
Le leggi vigenti garantiscono il diritto dei medici a esercitare una professione liberale e il diritto del cittadino di scegliersi un medico di propria fiducia in un periodo critico della sua vita. Il SSN offre i servizi, la singola prestazione chirurgica o diagnostica, ma non può sempre garantire quale medico la eseguirà, per ovvii motivi organizzativi, resi ancora più critici dal sistematico de-finanziamento del SSN che ha caratterizzato questi anni di crisi economica. La libera professione intramoenia permette questa scelta.
La libera professione intramoenia rappresen- ta, a ben guardare, un valore aggiunto per le Aziende sanitarie e la possibilità per gli utenti di acquisire prestazioni diagnostiche e terapeu- tiche sicure e di qualità, in quanto garantite dal SSN. I dati relativi alla libera professione in regi- me ambulatoriale indicano come essa rappre- senti meno dell’8% dell’attività svolta in regime istituzionale mentre quella in regime di ricovero non supera lo 0,4% (esattamente 31.900 di- messi in libera professione contro 8.900.000 in regime ordinario). L’attività istituzionale è quindi ampiamente prevalente su quella libero- professionale con rapporti molto lontani dai li- miti massimi indicati dalle leggi e dai contratti.
E francamente, anche in termini di logica mate- matica, non si capisce come l’abrogazione della LPI possa determinare l’azzeramento delle atte- se dei pazienti.
La libera professione intramoenia, piuttosto, contribuisce a contenere il fenomeno delle liste d’attesa permettendo l’accesso ad un canale so- stenuto dal lavoro aggiuntivo dei professionisti, spesso a costi calmierati e ad imposizione fiscale certa. Inoltre, essa rappresenta per le Aziende sanitarie una delle possibilità per acquisire con proprio personale prestazioni aggiuntive a quel- le istituzionali, anche in regime di ricovero, in- tercettando ed introitando denaro che altrimen- ti andrebbe ad alimentare il settore privato. In base ai dati pubblicati e riferiti al 2013, l’introito annuale globale è di circa 1,15 miliardi di €, di cui circa 400 milioni € sono incamerati dallo Stato come tasse, mentre la quota a favore del- le aziende sanitarie è stata di circa 220 milioni di € (fonte: Osservatorio nazionale per l’attività libero professionale del Ministero della Salute).
Pensare che quello della libera professione sia il meccanismo principale che impedisce agli ammalati l’accesso equo ai servizi è certamente fuorviante. Dove lo mettiamo il rilevante taglio delle risorse destinate al finanziamento del SSN dal 2011 al 2015? I 54 miliardi di tagli calcolati da Cittadinanzattiva non incidono sui diritti dei cittadini? I pensionamenti e le gravidanze del personale senza sostituzione, il massiccio taglio dei posti letto non degradano l’organizzazione dei servizi e non prolungano le liste d’attesa? La non corrispondenza tra bisogni dei cittadini e flussi finanziari centrali si traduce nelle singole Aziende sanitarie in fatti molto concreti: oltre al blocco del turn over, abbiamo le limitazioni degli acquisti di beni e servizi (farmaci, protesi, device, kit diagnostici, kit chirurgici....), il man- cato rinnovo delle tecnologie mediche, i ridotti investimenti in formazione del personale. Nes- suno ha mai sentito parlare di taglio delle sedu- te operatorie per mancanza di risorse? Quanto pesa tutto ciò sui tempi d’attesa? Meno del di- ritto a effettuare la libera professione? E perché mai nessuno ne parla?
È evidente, con l’abolizione della libera pro- fessione intramoenia, il rischio di regalare al pri- vato, che si sta attrezzando con prestazioni low cost, quote economiche importanti contribuen- do al de-finanziamento della sanità pubblica e di impedire a medici dotati di elevate conoscen- ze professionali e sofisticate capacità tecniche di metterle a disposizione dei cittadini dopo aver svolto il proprio lavoro istituzionale.
Carlo Palermo,
Vice Segretario Nazionale Vicario Anaao Assomed.
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