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10 OPINIONI A CONFRONTO
direttamente il sistema immunitario per interazione con vie di trasduzione stimola- torie.
Dal punto di vista farmacologico parliamo di anticorpi monoclonali in grado di agire con estrema precisione sui propri bersagli molecolari presenti sulla membrana delle cellule implicate nei meccanismi di risposta immunitaria. Il legame anticorpo mono- clonale/bersaglio di superficie (es. CTLA4 e PD-1/PD-L1) interferisce con la funzionalità dei linfociti risultandone una modulazio- ne molto selettiva delle risposte immuno- logiche. Il valore biologico di questo tipo di terapie farmacologiche è enorme: il bi- lanciamento infatti fra fenomeni inibitori e stimolatori realizza la tolleranza immunolo- gica nei confronti dei propri antigeni (il co- siddetto “self”) e, contemporaneamente, la risposta verso gli agenti esterni, rappresen- tati in questo caso dalle cellule tumorali.
TOSCANA MEDICA - Quali sono gli ef- fetti avversi di queste terapie?
MAIO – Si tratta di farmaci che vengo- no somministrati praticamente come un qualsiasi chemioterapico, modulando lo
schema di terapia sulla base del tumore che vogliamo trattare. Ad esempio ipili- mumab viene generalmente somministra- to con cadenza trisettimanale per quattro volte e successiva interruzione definitiva del trattamento mentre nivolumab viene invece prescritto ogni due settimane per un periodo di tempo variabile da uno a due anni.
La questione degli effetti collaterali è og- gi piuttosto ben delineata. Il primo e più importante effetto indesiderato è l’infiam- mazione a livello colico con conseguente comparsa di diarrea severa, seguito da rashes cutanei, endocrinopatie ed infine tossicità epatica. A questi effetti collate- rali principali se ne associano altri, relati- vamente più rari, tutti comunque legati al meccanismo di azione dei farmaci (l’atti- vazione del sistema immunitario) che può comportare la comparsa di fenomeni di tipo autoreattivo. La terapia con la qua- le controllare gli effetti indesiderati è per lo più solo sintomatica, di lunga durata e basata sulla somministrazione di cortiso- nici, al fine cioè di diminuire l’attività del sistema immunitario con risultati ad oggi molto soddisfacenti. I cortisonici devono
“Contrariamente alla chemioterapia ed alla terapia target, che possono indurre risposte cliniche precoci ma che sono in genere di breve durata, l’immunoterapia può richiedere più tempo per sviluppare la sua attività anti-tumorale, inducendo però un significativo incremento della sopravvivenza a lungo termine in una quota anche importante di pazienti oncologici. Peraltro, le risposte cliniche obiettive sono certamente più precoci con gli anticorpi diretti contro il check-point immune PD1/PDL1 e con la combinazione di questi con gli anticorpi diretti contro la molecola CTLA-4, rispetto a questi ultimi utilizzati in monoterapia. Ciò fa ipotizzare, non avendo ancora a disposizione i dati sulla sopravvivenza a lungo termine, che gli anticorpi diretti contro PD1/PDL1, e la loro combinazione con gli anti-CTLA-4, possa sperabilmente incrementare ulteriormente la percentuale di pazienti oncologici che diventano lungo sopravviventi”.
Toscana Medica 3|2016
Chemotherapy/Targeted Agents
and Immuno-therapy Differ in Action and Outcome

