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40 RICERCA E CLINICA
G. PASTACALDI, F. DE GIORGIO1, L. RESTANO MAGAZZINI2, M. NARDI3, I. LUCCHESI4, S. IAPICHINO5
Prevenzione rischio
fratture e ri-fratture
secondarie ad osteoporosi
Il protocollo di integrazione e continuità ospedale – territorio dell’Azienda USL3 di Pistoia
Guido Pastacaldi
Medico Chirurgo, convenzionato per la Medicina Generale, Animatore di Formazione della Regione Toscana, Tutor per la Formazione Specifica della Regione Toscana, Presidente Provinciale della Società Italiana di Medicina Generale, coordinatore Animatori di Formazione della Provincia di Pistoia
L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale ossea e da un deterio- ramento della micro architettura del tessuto os- seo che comportano aumentata fragilità ossea e si accompagnano ad aumento del rischio di frattura. Vengono definite “primitive“ le forme di osteoporosi che compaiono dopo la meno- pausa (postmenopausale) o comunque con l’a- vanzare dell’età (senile). Le forme “secondarie” sono quelle determinate da un ampio numero di patologie endocrino-metaboliche-sistemiche e dall’uso di alcuni farmaci. Si tratta di una ma- lattia di rilevanza sociale, si stima infatti che ci siano in Italia circa 3,5 milioni di donne e 1 mi- lione di uomini affetti da osteoporosi: uno dei più importanti fattori di rischio principalmente implicati nelle fratture dette a bassa energia ed in egual misura nelle ri-fratture è proprio la condizione di osteoporosi. Numerosi studi os- servazionali hanno dimostrato che l’incidenza di fratture da osteoporosi aumenta all’aumen- tare dell’età; tenendo conto che attualmente il 20% circa della popolazione italiana ha un’età maggiore di 65 anni e in particolare il 5,6% ha già raggiunto un’età ≥ 80 anni, nel prossimo fu- turo avremmo un numero crescente di soggetti fratturati per cui si rendono necessari da un lato interventi preventivi e, dall’altro, interventi volti a migliorare la registrazione e l’elaborazione dei dati epidemiologici fondamentali per conoscere i rischi, i costi e l’impatto sociale di questo proble- ma. I dati pubblicati nelle Linee Guida del 2012 dalla Società Italiana dell’Osteoporosi del Meta- bolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) riportano che nella popolazione ita- liana oltre i 50 anni d’età, il numero di fratture di femore è superiore a 55.000 unità/anno e che alterazioni morfologiche vertebrali sono state ri- scontrate in oltre il 20% dei soggetti di più di 65 anni di entrambi i sessi. Le fratture osteoporoti- che hanno enormi implicazioni sociali e sanitarie:
i pazienti con frattura del femore prossimale pre- sentano entro un anno dalla frattura, un tasso di mortalità del 15-30% con differenze di genere rilevanti. Tra gli anziani, in particolare le fratture osteoporotiche rappresentano una delle mag- giori cause di mortalità, con una incidenza so- stanzialmente sovrapponibile a quella per ictus e carcinoma mammario. Infine, il 50% delle donne con frattura di femore presenta un’importante riduzione del livello di autosufficienza e, in circa il 20% dei casi, richiede un’istituzionalizzazione a lungo termine. L’indagine condotta negli an- ni 2011 e 2012 dall’UO Ortopedia dell’Azienda USL3 di Pistoia, ha evidenziato come su 525 fratture di femore prossimale giunte all’osser- vazione, il 36% erano fratture osteoporotiche e di queste il 20% erano ri-fratture entro i primi quattro anni dal precedente evento. Il 70% dei casi totali di fratture interessavano il sesso fem- minile, in cui uno dei principali fattori di rischio era rappresentata dalla condizione di menopau- sa precoce. La menopausa precoce si associa in- fatti ad osteoporosi nel 3.6% e osteopenia nel 25.6% dei casi. Indipendentemente da altri fat- tori di rischio la donna, per il solo fatto di essere esposta a bassi livelli di estrogeni precocemente, presenta una maggiore incidenza di fratture a bassa energia (sia del femore a livello prossimale che carica dei segmenti vertebrali). L’osteoporosi non è tuttavia una patologia esclusiva del ses- so femminile, ma mentre nelle donne una delle cause principali è il deficit estro-progestinico in periodo post-menopausa, nell’uomo sono più frequenti osteoporosi secondarie a patologie metaboliche.
Scopo
Diversi specialisti dell’Azienda USL3 di Pistoia, in collaborazione con medici di medi- cina generale, nel 2014 hanno costituito un gruppo di lavoro per: condividere le strategie di identificazione precoce delle condizioni di
1 Reumatologa, ospedale Pistoia
2 Fisiatra, responsabile UF Riabilitazione Territoriale
3 Geriatra, ospedale Pistoia
4 Reumatologa, ospedale Pescia
5 Medico, coord. Centro Salute e Medicina di Genere Pistoia
Toscana Medica 3|2016

