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QUALITÀ E PROFESSIONE 37
toriale di servizi in grado di risolvere i problemi assistenziali emersi.
Quindi è stato deciso di cambiare target dei pazienti su cui applicare la Medicina di Ini- ziativa, ed è stato ritenuto opportuno un ade- guamento ed una revisione progettuale, pas- sando da un modello a canne d’organo ad un percorso integrato che prenda in esame la per- sona nella sua complessità di malattie inter-
correnti, storia personale e situazione sociale. Ecco quindi che la struttura del Chronic Care Model cambia e non ci troviamo più a parlare di moduli e nemmeno di “registri per patologia”, ma si introduce il concetto di “Tar- get”. Con questo termine si intendono quelle stratificazioni della popolazione effettuate in base al rischio, comorbilità e livelli assistenziali
necessari.
TARGET A: assistiti complessi, ad alto con-
sumo di prestazioni sanitarie e ad alto rischio di eventi avversi e ricoveri. Gruppo costituito dal 3% degli assistiti, con una media di circa 30/40 pazienti per medico di medicina gene- rale; alto consumo di prestazioni e rischio di ospedalizzazioni ripetute pari a circa 10 volte quello della popolazione generale. Qualunque patologia cronica complessa o già complicata.
TARGET B: gli assistiti con alto rischio car- diovascolare. Le malattie cardiovascolari rap- presentano le principali cause di morbosità e mortalità prematura in Europa, la riduzio- ne del carico di malattia attribuibile a queste condizioni rappresenta una grande priorità di sanità pubblica. Ciò può essere ottenuto, oltre che con le cure appropriate, anche attraverso attività di prevenzione indirizzate all’intera po- polazione o ai gruppi ad alto rischio.
TARGET C: gli assistiti con basso rischio cardiovascolare e/o basso rischio di evoluzio- ne della condizione cronica. Per questo sotto- gruppo di persone è necessario sviluppare un sistema di supporto all’autogestione. Mentre per la popolazione in senso lato, occorre svi- luppare azioni tendenti a migliorare la qualità della vita (attività motoria, alimentazione, po- tus, fumo) ovvero promuovere più corretti stili di vita.
L’obiettivo è quello di facilitare la costruzio- ne di una rete che sviluppi a vari livelli – Regio- ne, ASL, Zona Distretto – interventi di promo- zione alla salute e dei suoi determinanti, con la eventuale partecipazione di Comuni, Scuola, Imprese, Organizzazioni di Volontariato, ecc.
Qui sta l’essenza del cambiamento: non più l’attenzione alla patologia, ma all’assistito in quanto persona.
Nella consapevolezza che il problema della sopravvivenza di un SSN equo e universale è legata alla sua sostenibilità, incidere su questo target di popolazione che assorbe impropria- mente risorse può contribuire a mantenere in Italia un SSN in grado di erogare le prestazioni necessarie a tutta la popolazione che ne ne- cessita, sottolineando il fatto che non è più possibile trascurare l’educazione sanitaria del- la popolazione sana. TM
Info: chiara.capanni@libero.it
S O M M A R I O ToscanaMedica9|2016


































































































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