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OPINIONI A CONFRONTO 7
Mauro Galeazzi, Professore Ordinario di Reumatologia dell’Università di Siena
riamente essere valutati nel tempo: fermarne o almeno rallentarne il decorso non può che avere ovvi vantaggi anche di natura economica. Senza poi dimenticare l’aspetto importantissimo sep- pure difficilmente quantificabile, dell’aumento notevole della qualità della vita dei pazienti.
MOSCA - Proseguendo il discorso del prof. Ma- tucci, vorrei inoltre ricordare che molti di questi quadri patologici compaiono in persone ancora giovani che possono venire pesantemente in- fluenzate dalla malattia nelle proprie scelte di vita, che vanno dal crearsi una famiglia, a decidere per un’opzione lavorativa, a doversi organizzare con i propri famigliari per gestire al meglio la malattia.
GALEAZZI - Al costo di diventare ripetitivo an- che nel caso delle spondiloartriti a cui aggiungere anche le forme periferiche di artrite sieronegati- va, l’errore più grave che i nostri amministratori fanno è quello di valutare i costi su base annua. Questo perché il risparmio nell’uso dei farma- ci biotecnologici si può verificare solo nei tempi medio-lunghi. Così facendo ci accorgeremmo che all’inizio precoce di queste terapie corrisponde un risparmio enorme e valutato dopo 4-5 anni. Vo- lendo guardare i dati in letteratura, ci renderem- mo conto che piuttosto che ostacolare l’uso dei nuovi biotecnologici questo andrebbe favorito. Ciò non toglie che bisogna ottenere il massimo sconto dalle industrie farmaceutiche perché costi così alti per questi farmaci non sono più giustifi- cati ne giustificabili.
TOSCANA MEDICA - In linea generale quale è il decorso clinico delle spondiloar- triti sieronegative?
CANTINI - Parliamo della spondilite anchilosan- te che rappresenta forse il quadro più conosciu- to di questo gruppo di malattie. Un vecchio stu- dio degli anni Ottanta del secolo scorso sui vete- rani di guerra americani può ancora oggi essere utile per rispondere alla domanda di “Toscana Medica”. Circa il 50% di questa popolazione ha presentato l’esordio della malattia in età giova- nile, cioè tra i 20 ed i 30 anni, con l’evoluzio- ne verso il quadro radiologico della cosiddetta colonna “a canna di bambù” e la condizione clinica della totale immobilità del rachide con tutto quello che ne consegue anche in termini di carico assistenziale per l’espletamento delle normali attività della vita quotidiana. Una simi- le, sfavorevole evoluzione, presente più spesso negli uomini rispetto alle donne, avrebbe potu- to senza dubbio trarre benefici da una corretta
e precoce diagnosi, considerato che purtroppo ancora oggi il ritardo diagnostico si aggira tra i 5 e gli 8 anni dopo l’esordio dei sintomi.
GALEAZZI – A tale proposito vorrei porre l’at- tenzione sulla variante oggi detta “non radio- logica” della spondiloartrite, inizialmente citata dal collega Cantini. Trattasi della forma iniziale di sacro-ileite dove non è possibile porre una diagnosi radiologica con mezzi convenzionali quali una normale radiografia. È possibile, nel sospetto di una sua esistenza, ottenere però la diagnosi con una risonanza, meglio se esegui- ta con mezzo di contrasto. In questo modo si possono anticipare le diagnosi anche di diversi anni con grandi vantaggi per i pazienti ma an- che per il servizio sanitario nazionale. Purtroppo andrebbero rivisti i LEA che ci impediscono al momento di prescrivere tale indagine. In ogni caso la Società Italiana di Reumatologia e la Società Italiana di Radiologia Nucleare hanno prodotto un documento comune che stabilisce in quali occasioni, nel sospetto di una spondili- te non radiologica sia necessario procedere alla esecuzione di una risonanza magnetica.
TOSCANA MEDICA - Quale è l’eziopatoge- nesi di queste condizioni ed ancora, esisto- no dei fattori di rischio specifici?
MOSCA - Grosse novità in questo campo non sono state recentemente riscontrate per cui, ancora una volta, appare di fondamentale im- portanza la valutazione attenta dei soggetti che possa condurre alla diagnosi corretta nel minore tempo possibile.
Evidentemente le cose possono essere facili- tate se una persona è già affetta da una malat- tia come la psoriasi o il morbo di Crohn per cui la comparsa - prima di sintomi e segni di chiaro impegno articolare - di eventuali manifestazioni quali coinvolgimento ungueale, entesiti e dattili- ti può utilmente indirizzare verso la diagnosi. Tra l’altro nelle spondiloartriti sieronegative non esi- stono indicatori biologici precoci che ci possano aiutare nella diagnosi, come invece succede, per esempio, nell’artrite reumatoide.
In aiuto al clinico vengono oggi delle tecni- che di imaging molto sofisticate che riescono a descrivere i danni alla colonna vertebrale in fase molto precoce come per esempio l’edema osseo a livello delle articolazioni sacro - iliache.
Comunque è sempre necessario ascoltare e cercare di capire i messaggi che provengono dai pazienti, in particolar modo il dolore, che essi riferiscono nell’80% dei casi delle forme assiali e l’impegno cutaneo.
Marta Mosca, Associato di Reumatologia dell’Università di Pisa
Fabrizio Cantini, Direttore dell’UOC Reumatologia, Ospedale di Prato
S O M M A R I O ToscanaMedica9|2016


































































































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