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OPINIONI A CONFRONTO 13
ANTONIO PANTI
La resistenza agli antibiotici
Qualche decennio fa i medici pensavano di aver quasi sconfitto le malattie infettive e og- gi invece si trovano di fronte a due gravissimi problemi. Da un lato la comparsa di nuove e gravi malattie infettive, dall’altro il fenomeno della resistenza agli antibiotici.
Le mutazioni batteriche dovute alla pres- sione selettiva dell’abuso e del maluso degli antibiotici insieme con una certa facilità alla disseminazione intraospedaliera, hanno por- tato a una sempre più frequente incidenza di forme infettive dovute a germi resistenti agli antibiotici in commercio. Si calcola che il 5% dei pazienti in ospedale contragga un’infezio- ne iatrogena e non si conosce l’incidenza del fenomeno nel territorio. Tutto ciò porta a qual- che migliaia di decessi ogni anno con un costo che incide fortemente sul budget della sanità.
In questo quadro, ormai all’attenzione dell’OMS, la Toscana si colloca abbastanza bene nella prescrizione di antibiotici, ma piut- tosto male per quanto riguarda la antibiotico- resistenza. In Toscana si è ridotto anche l’uti- lizzo della terapia iniettiva, ma non l’uso inap- propriato di antibiotici rispetto alle indicazioni.
È ovvio che il problema dell’antibiotico-re- sistenza è più rilevante in chirurgia e in terapia intensiva ma è presente anche nella medicina generale e nella pediatria territoriale. Si calcola che oltre l’80% dei bambini oltre 3 anni abbia ricevuto un antibiotico, spesso per banali for- me virali.
Schematizzando questa situazione pos- siamo dire che la resistenza agli antibiotici è dovuta sia alla pressione selettiva esercitata dall’uso improprio, che ingenera un fenome- no darwiniano nella cellula batterica, sia da una disseminazione crociata tra ricoverati. Alla prima situazione si può rispondere con quella che viene chiamata la stewardship dell’anti-
biotico. Cioè la consulenza continua sia diretta che attraverso apposite APP, tra lo specialista e il medico prescrittore. Occorre quindi un ac- cordo condiviso tra tutti i medici, che garan- tisca una leadership del fenomeno, un team multidisciplinare che definisca le linee guida e un corretto esercizio del monitoraggio e della formazione degli operatori. Di fronte al secon- do fenomeno, della disseminazione crociata, il rimedio è il cosiddetto infection control, cioè l’attuazione del complesso delle regole a di- fesa dalla diffusione infettiva, dal banale ma negletto lavaggio delle mani fino alle più com- plesse operazioni di asepsi e di pulizia delle sa- le. I nostri esperti hanno tenuto ad aggiungere che questo quadro è reso ancor più complesso per i problemi creati da una frequente inap- propriatezza del dosaggio. Inoltre questo qua- dro, di per sé drammatico, rischia di peggiora- re per la carenza di farmaci innovativi, anche se qualche nuova molecola appare all’orizzon- te, e per la scarsità di una ricerca indipendente non solamente in Italia ma in tutto il mondo.
Comunque è chiaro che prescriviamo trop- pi antibiotici, che spesso li usiamo in modo inappropriato, che talora eccediamo in pro- filassi, insomma che ancora le condizioni di un uso corretto sono senz’altro migliorate ma non del tutto adeguate.
Questo è un caso in cui sarebbe necessaria un’intesa tra i governi, che debbono tutelare la salute dei cittadini, e le industrie produt- trici. Non dimenticando però la necessità di un’opera estesa di educazione sanitaria, che sfati il mito dell’antibiotico che abbassa la feb- bre e che cura tutte le malattie. Se vogliamo vincere questa battaglia occorre maggiore re- sponsabilità da parte di tutti e maggiori inve- stimenti per evitare che le malattie iatrogene colpiscano sempre di più.
Progetto realizzato con il sostegno di
S O M M A R I O ToscanaMedica8|2016

