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16 QUALITÀ E PROFESSIONE
Conclusioni
L’OMS riconosce l’importanza del cancro cervi- cale e le altre malattie HPV-correlate come pro- blemi di salute pubblica globale e ribadisce la sua raccomandazione di introdurre il vaccino HPV nei programmi di immunizzazione nazio- nale. Il rapporto costo-beneficio diventa ancor più favorevole, visto che il protocollo vaccinale può essere effettuato con due sole dosi anziché con tre. Alcuni studi hanno dimostrato come la sola prevenzione dei condilomi genitali e dei costi ad essi correlati possa ripagare in termini anche economici la spesa vaccinale, come dimo- strato dai dati di vita reale ottenuti a 4-6 anni dalla vaccinazione in Australia. La vaccinazione anti-HPV è un’opportunità per la popolazione adolescente, ragazzi e ragazze, di usufruire di un programma di prevenzione non discriminan-
te, visto che l’attenzione è più concentrata sulla prevenzione del carcinoma della cervice uterina, piuttosto che sulle altre patologie HPV-correlate. Queste invece, come dimostrato, rappresentano circa il 40% dell’intero carico della malattia on- cologica da HPV in entrambi i sessi e per 1/3 so- no a carico dei maschi che sono anche il serba- toio dell’infezione. Offrire la vaccinazione anche ai maschi aiuta a proteggere anche le ragazze non vaccinate, riducendo la quota “circolante” di HPV con una protezione superiore. Ne deriva che in base ai dati epidemiologici mondiali ed italiani, sia molto importante porre l’attenzio- ne al valore della vaccinazione come principale strumento di prevenzione primaria.
TM
Info: martinellica@aou-careggi.toscana.it
MAURO COZZOLINO
Un successo scientifico e una questione sociale: il Social Freezing
Spesso carriera non fa rima con maternità. Perché, per mancanza di tempo, o si sceglie a co- sa dedicarsi, accantonando l’altra strada, oppure si tenta di portare avanti entrambe, un’impresa da titani, che prevede altrettanti sacrifici. Nell’era in cui due grandi colossi americani come Apple e Facebook hanno posto in primo piano la questio- ne della carriera quale fulcro fondamentale della vita della donna, si è innescato di riflesso un di- battito su ciò che viene definito “social freezing”.
Due termini che rimandano alla pratica del congelamento degli ovuli per le donne che non hanno voglia di accantonare la loro carriera o, inevitabilmente, di vederla sacrificata, preveden- do incentivi finanziari per effettuare la criocon- servazione degli ovociti. Una circostanza che in Italia non ha ancora il giusto rilievo mediatico mentre, oltreoceano, è di stretta attualità.
Nello specifico, il social freezing consiste nel- la possibilità di crioconservare i propri ovociti, quando le ovaie sono ancora sufficientemente “giovani” da produrli, per garantirsi la possibi- lità di posticipare la maternità o superare even- tuali futuri problemi di infertilità. Non si tratta, dunque, di una metodica che permette di otte- nere certamente una gravidanza, ma consente alla donna di posticipare i suoi propositi di ma- ternità sulla base delle esigenze del momento. Il “social egg freezing” era nato in prima istanza con l’intento di preservare la fertilità di quelle
donne che rischiavano di andare incontro ad un esaurimento ovarico precoce a causa di patolo- gie oncologiche dell’ovaio, predisposizione ge- netica o chemio/radioterapie antitumorali.
Il progredire delle tecniche di congelamen- to, con l’avvento della vitrificazione come tec- nica ideale per il congelamento ovocitario, ha consentito di garantire alti tassi di successo nei processi di scongelamento, aprendo di fatto alla possibilità del congelamento degli ovociti anche in donne sane. L’opportunità di crioconservare gli ovociti può essere estesa a quelle donne che per motivi personali non desiderano una gravi- danza a breve, e che tuttavia non vogliono pre- giudicarsene la possibilità in futuro, quando in ragione del fisiologico invecchiamento ovarico le loro probabilità di ottenerla saranno minori e magari si renderà necessario il ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita.
La scelta del social freezing ha molteplici aspetti. Da una parte vi sono radici sociologiche che hanno maggiormente inciso nel ritardare l’e- tà del primo concepimento per motivi correlati a fattori sociali ed economici: instabilità patrimonia- le, necessità di studiare e consolidare la carriera ma anche precarietà o instabilità relazionale. Al momento, l’età media del concepimento del pri- mo figlio si è notevolmente alzata e sempre più donne incorrono in difficoltà nel primo concepi- mento ricorrendo a tecniche di procreazione me-
Mauro Cozzolino, specializzando presso la Scuola di Specializzazione di Ginecologia ed Ostetricia dell’Università di Firenze. Formazione esterna presso centri di riferimento nazionale
per il trattamento endoscopico mini- invasivo della
patologia oncologica
e dell’endometriosi. Attualmente impiegato nei vari ambiti
della Fisiopatologia
della Medicina
della Riproduzione (fecondazione omologa, eterologa, poliabortività).
ToscanaMedica8|2016
S O M M A R I O


































































































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